La Stampa 13.2.16
“Pugno di ferro sull’utero in affitto”
Orlando studia l’esca per i catto-dem
Martedì un ordine del giorno per punire le false dichiarazioni In cambio l’ala anti-adozioni dovrebbe far passare la legge
di Carlo Bertini
Di
qui a martedì pomeriggio, quando avranno inizio le danze sugli articoli
della legge Cirinnà, tutto lo sforzo dei big Pd in Senato sarà mirato a
un solo obiettivo: ritrovare l’unità del gruppo, convincendo quanti più
catto-dem possibile, rispetto alla trentina di dissidenti, a votare
tutta la legge Cirinnà. L’arma contundente per superare l’ostruzionismo è
già pronta e più si avvicina martedì più nel Pd cresce la convinzione
di volerla utilizzare: è il famigerato «canguro» firmato dal renziano
Marcucci, che blinda le unioni civili, adozioni comprese, comprimendo
però la discussione e inibendo il voto di molti emendamenti. La
strategia è già stata disegnata e prevede un’esca ben precisa, per
invogliare i senatori cattolici del Pd a rientrare in gran parte nei
ranghi: la previsione è di recuperarne una buona metà, in modo da non
lasciare troppi strascichi che nei mesi a venire possano comportare
rischi perniciosi per i lavori d’aula.
E allora, per seguire il
filo della strategia di recupero dei voti cattolici, bisogna entrare nei
tecnicismi delle procedure: l’emendamento cosiddetto «canguro» contiene
la sintesi di tutto il provvedimento sulle unioni civili e una volta
approvato fa decadere una gran mole di altri emendamenti: insomma smina
le trappole di cui è disseminato il percorso. Però, a quanto pare,
stando ai tecnici, non fa decadere gli emendamenti dei cattolici per
pulire il testo dai troppi riferimenti al matrimonio. Quelle limature
studiate apposta per evitare rischi di incostituzionalità togliendo ogni
rinvio al codice civile sull’istituto del matrimonio dagli articoli due
e tre della legge. In ogni caso, «canguro» o percorso normale che sia,
ai catto-dem verrà lasciata la possibilità di «emendare» la legge con
una serie di richieste da loro ritenute qualificanti: contenute anche in
un documento presentato nelle scorse settimane. Siccome il vero nodo
sono le adozioni, gli uffici hanno fatto sapere che pure qualora fosse
votata preventivamente la tagliola del «canguro», anche l’articolo sulla
«stepchild» potrà essere ritoccato ed emendato. E con che cosa
verrebbero allettati i cattolici del Pd? Attualmente, spiegano gli
esperti dei ministeri, la maternità surrogata è un reato che prevede
solo una sanzione pecuniaria. Il ministro Orlando è contrario a inserire
un inasprimento delle norme penali nel ddl sulle unioni civili: perché
la pena che vorrebbero i cattolici è abnorme e perché si sta facendo una
legge «pro» che concede dei diritti; che nulla ha a che vedere con
l’inasprimento di reati. Allora si è pensato che il governo può -
attraverso una mozione o un ordine del giorno che il Senato approverà, o
con una dichiarazione politica del premier o del ministro - impegnarsi a
rafforzare la parte punitiva del reato dell’utero in affitto.
Non
con il carcere, ma agendo sul principio di dichiarazione mendace: far
concepire un figlio all’estero con la pratica dell’utero in affitto e
dichiarare poi altro in Italia, può comportare un falso in atto
pubblico, una dichiarazione mendace che può essere punita con una seria
di interdizioni da pubblici uffici, concorsi, attività di vario segno.
Insomma verrebbe introdotto un serio deterrente alla maternità
surrogata. Andando incontro ai catto-dem che chiedono venga trovata
quanto meno «una forma che stigmatizzi queste pratiche».