La Stampa 12.2.16
Il lampo potente come 62 Soli
che dà ragione a Einstein
Confermata la scoperta delle onde gravitazionali: l’Universo non sarà mai più lo stesso
di Gabriele Beccaria
«Finora
eravamo abituati a osservare la struttura dello spazio-tempo come un
oceano calmo. Adesso, invece, l’abbiamo visto in piena tempesta Per la
prima volta».
Ieri, a Washington, Kip Thorne, il fisico diventato
celebre come consulente del kolossal «Interstellar», era emozionato. E
parlava a scatti. Spiegava che i «gossip» delle ultime settimane erano
flash di verità: le onde gravitazionali esistono. E finalmente c’è la
prova che il cosmo è percorso da elusive increspature generate dalla
massa di corpi in accelerazione.
Il segnale è arrivato il 14
settembre scorso da una catastrofe cosmica, provocata dallo scontro di
due oggetti che sono icone dei misteri racchiusi dall’Universo: due
buchi neri, a un miliardo di anni luce da noi. Thorne ha provato a dare
un’idea dell’evento - impossibile da immaginare per noi umani - con
un’animazione 3D: vorticando su se stessi, i «black hole» si sono fusi
in un’unica entità. E mentre divoravano materia, rallentavano il tempo,
finché è scattata l’emissione decisiva, intercettata da una sofisticata
macchina sulla Terra.
Lo strumento, noto come «Ligo», è un
interferometro, una struttura composta da due bracci perpendicolari di 4
km ciascuno, in cui una serie di fasci laser va su e giù, finché -
quando scatta il momento x, vale a dire arriva un’onda gravitazionale -
si produce una variazione nella lunghezza dei bracci stessi.
Piccolissima. Anche questa impensabile. Cento milioni di volte più
piccola di un atomo. Eppure sufficiente a ottenere la prova che il
fenomeno previsto da Einstein un secolo fa esiste davvero.
Mentre a
Washington si spiegava e si applaudiva, un’altra conferenza stampa si
svolgeva vicino a Pisa, a Cascina, dove è in funzione una struttura
sorella di «Ligo», chiamata «Virgo», collaborazione italo-francese
gestita dall’Infn, l’Istituto nazionale di fisica nucleare, e dal Cnrs
francese. «L’onda è nata da un oggetto pari alla massa di 62 Soli», ha
spiegato il portavoce del test Fulvio Ricci. Che, esaltando il lavoro in
team di mille fisici e ingegneri in quattro continenti, ha contribuito
all’euforia generale.
Da ieri è nata una Nuova Astronomia, non
diversamente da come la scoperta del Bosone di Higgs, nel 2012, ha
inaugurato una Nuova Fisica. E anche stavolta c’è molta Italia in questi
studi estremi. A cominciare dal gruppo di Trento e Padova che ha
elaborato l’algoritmo per leggere il segnale - il «pipeline» - e dal
fisico, Marco Drago, che tre minuti dopo la mail decisiva inviata dai
rilevatori ha identificato l’onda che ha fatto la storia. «Un’onda
durata 20 millisecondi», ha sottolineato Thorne. Che ha concluso: «Ne
cercheremo altre. Anche della durata di minuti, anni, miliardi di anni».
E l’Universo non sarà più lo stesso.