giovedì 11 febbraio 2016

La Stampa 11.2.16
Uno “spazio nuovo” per l’opposizione
di Ersilia Alessandrone Perona

C’è una dimensione poco esplorata dell’azione politica di Gobetti, che risulta ora con grande evidenza dal suo carteggio del 1923: la costruzione di un pubblico consenziente e collaborativo, diffuso sul piano nazionale. Ciò accadde all’indomani dell’avvento del fascismo, quando Gobetti cominciò a pensare a «una casa editrice in grande», disposto anche a trasferirsi a Gorizia, dove sembravano esserci le condizioni favorevoli.
La Rivoluzione Liberale, infatti, sarebbe rimasta un luogo per iniziati se, oltre a pubblicare gli «articoli incendiari» di Gobetti contro il fascismo, non avesse chiamato a raccolta gli intellettuali pronti a schierarsi, offrendo loro non solo le proprie pagine ma anche una casa editrice. Fondata nel marzo 1923 dal ventiduenne Gobetti appena uscito dal carcere, senza capitali, tranne l’aiuto dei lettori e un prestito di Riccardo Gualino poi restituito, la Piero Gobetti Editore ebbe l’adesione immediata e non scontata di firme ben note e di autori esordienti, scrittori di politica e letterati.
Lo «spazio nuovo» creato da Gobetti si aprì subito non solo all’opposizione politica, ma anche all’innovazione teatrale e letteraria: egli intendeva dare voce alla nuova generazione, che si applicasse «all’economia come se al romanzo o alla politica». Altri avevano pensato di creare uno spazio analogo, e subito rinunciato: Salvatorelli, per esempio, che non a caso fu il primo a aderire all’impresa di Gobetti pubblicando un’opera fondamentale come Nazionalfascismo. Due anni dopo Guido Dorso analizzò la tecnica di Gobetti come un modello.
Tale azione non sfuggì alla polizia. E già dal 1923, «grazie» anche alle persecuzioni fasciste, Gobetti diventò un personaggio pubblico. Ma la sua strategia si avvalse pure di altri strumenti, come lo straordinario lavoro di giornalista impegnato contemporaneamente in quotidiani e riviste nazionali di vario indirizzo, dal Popolo di Roma all’Ora di Palermo, dal Lavoro di Genova alla protestante Conscientia. Compresa l’esperienza di direttore letterario di Scene e Retroscene, pensata come «rivista organica di battaglia».
Gli corrisposero da varie parti d’Italia persone di valore, di cui è istruttivo conoscere i successivi percorsi politici, culturali e biografici: molti di loro conobbero l’esilio, la Resistenza e in alcuni casi la deportazione.