giovedì 11 febbraio 2016

La Stampa 11.2.16
La riforma della Costituzione spacca i socialisti francesi
di Leonardo Martinelli

Doveva rappresentare l’espressione di un’unità nazionale ritrovata contro i jihadisti: con questo spirito François Hollande aveva annunciato, dopo gli attentati del 13 novembre, la revisione della Costituzione, per inserirvi alcune misure anti-terrorismo. Le cose sono andate diversamente: vivaci polemiche hanno diviso sia sinistra che destra. Ieri Hollande ha evitato il patatrac: il pacchetto è passato all’Assemblea nazionale. Ma la strada resta lunga e tortuosa, fino all’adozione finale, ai tre quinti, da parte di deputati e senatori, riuniti in seduta comune.
Le modifiche
Le modifiche principali riguardano l’inserimento nel testo fondamentale del ricorso allo stato d’emergenza (già applicato adesso nel Paese) e la «decadenza della nazionalità»: la possibilità di toglierla a chi si sia macchiato di reati gravi legati al terrorismo. Proprio questa misura era passata lunedì con appena quattordici voti di vantaggio.
Ieri, invece, sono stati in 317 a dire di sì alla revisione nel suo complesso, 199 i contrari e 51 si sono astenuti. 165 deputati socialisti l’hanno approvata, 83 l’hanno rigettata e 36 non si sono pronunciati. E tra le file dei Repubblicani, la formazione di Nicolas Sarkozy (che aveva invitato i compagni di partito ad approvare), in 111 hanno seguito la direttiva. Ma in 74 hanno votato contro e otto si sono astenuti. Insomma, siamo lontani dall’unità nazionale sperata.
Lo scoglio in Senato
In ogni caso, non è finita. Ora il progetto passerà al Senato, che voterà in marzo. Ieri Christian Jacob, capogruppo dei Repubblicani all’Assemblea nazionale, ha assicurato che «i senatori lo riscriveranno di sana pianta». Una minaccia plausibile, perché in quell’aula la destra è nettamente maggioritaria. Nel caso, dovrà ritornare all’esame dei deputati.
Maggioranza a rischio
«A quel punto i socialisti non potranno più votarlo, da quanto sarà stravolto», ha sottolineato François Fillon, uno dei Repubblicani ad aver votato contro già ieri. Alla fine la revisione costituzionale dovrà essere comunque adottata dai tre quinti dei deputati e senatori, riuniti assieme nel Congresso a Versailles. «Se fossi in Hollande – ha aggiunto Fillon -, ci rinuncerei già ora e ritirerei il testo». Non importa: Manuel Valls, primo ministro, si è detto «soddisfatto» del voto di ieri e «convinto che il Congresso approverà ai tre quinti la revisione».
Inesorabilmente tutto è diventato ostaggio della politica corrente, anche la risposta nazionale al terrorismo. E, a proposito di politica, proprio oggi Hollande dovrebbe procedere a un rimpasto governativo. Tra gli altri, deve essere sostituito Laurent Fabius, uscente come ministro degli Esteri. Sembra che il presidente abbia difficoltà a trovare il sostituto. Perché entrare in corsa in un esecutivo che macina un sondaggio negativo dietro l’altro non è cosa piacevole.