mercoledì 10 febbraio 2016

La Stampa 10.2.16
La missione laica di Paola Concia: “Così batteremo gli oscurantisti”
L’azione di lobbying in Senato: il premier? Bravissimo
di Amedeo La Mattina

Pantalone e giacca di velluto verde, scarpe di vernice a fiori, sciarpone arcobaleno girato un paio di volte attorno al collo, Paola Concia percorre come un grillo il salone di Palazzo Madama, attraversa corridoi, invita senatori e senatrici alla buvette, li arpiona, si informa, cerca di convincerli: sta facendo “lobbying” a favore delle unioni civili, la sua battaglia di una vita, quella per i diritti degli omosessuali. Paola è dovuta andare in Germania per vedere riconosciuto il suo amore. Nel 2011 ha detto «sì» a Ricarda Trautmann, criminologa di Colonia, che le ha risposto «ja» nel Comune di Francoforte. Alla cerimonia c’erano gli amici, i fratelli e pure le sue ex fidanzate.
È stata deputata del Pd fino al 2013, l’unica lesbica dichiarata in Parlamento, fa parte della direzione nazionale e non ha smesso di seguire da vicino i temi dell’omofobia e dei diritti civili dei gay (riuscì a far cambiare idea a Mara Carfagna, allora ministro per le Pari opportunità del governo Berlusconi).
Ora eccola qui al Senato in azione. Chiede lumi ad Anna Finocchiaro su come stanno andando le cose in aula, quali pericoli dentro i voti segreti che chiedono «i talebani della destra e del centro». Si ferma a parlare con la vicepresidente Valeria Fedeli, vede passare Anna Maria Bernini, vicecapogruppo di Fi. «Non ho avuto bisogno di convincerla, era già convinta: lei è un’illuminata», sorride Paola. Infatti di lì a poco la Bernini dirà in aula che voterà a favore della legge Cirinnà, adozioni comprese. Concia arpiona la senatrice del Pd Emma Fattorini, studiosa di storia della Chiesa contemporanea, della religiosità nelle società post-moderne e del culto mariano. La docente alla Sapienza di Roma fa parte del gruppo cosiddetto Cattodem che, in dissenso dal partito, sta presentando alcuni emendamenti per affossare la stepchild adoption. «La conosco da anni. Emma sostiene che l’adozione si tira dietro l’utero in affitto. Le ho spiegato che non è vero: è un errore enorme sovrapporre le unioni civili alla maternità surrogata. È una trappola culturale e politica organizzata da coloro che non voglio riconoscere nessun diritto alle coppie omosessuali. Purtroppo questo tarlo si è diffuso tra gli italiani». Emma Fattorini riconosce che non c’è automatismo, ma comunque la possibilità ci sarebbe: «E voglio evitarla in maniera assoluta, la maternità surrogata, e lo dico da femminista».
Paola sbuffa, allarga le braccia. «Ma come fa una come te a cadere in questa trappola culturale. Emma, dai, non puoi accodarti agli oscurantisti che avvelenano i pozzi. E poi perché lo stesso discorso non lo fate per le coppie eterosessuali sterili che ricorrono alla maternità surrogata dal 1983. Sì, perché una legge del 1983 riconosce l’adozione anche di figli procreati all’estero da altre donne». Emma ascolta, scuota la testa, abbraccia Paola, le dice: «Mi dispiace ma non mi hai convinta». Concia se ne va un po’ sconsolata: «Per fortuna che Renzi sta tenendo botta: nessun segretario del Pd e dei partiti di sinistra in cui ho militato, a partire dal Pci, è stato così determinato. Nonostante sia cattolico. Bravo».