La Stampa 10.2.16
Per il premier una partita “win-win”
di Marcello Sorgi
A
partire da stamane al Senato il destino della controversa legge Cirinnà
sulle unioni civili sarà deciso in pochi giorni. Saranno le prime
votazioni sugli emendamenti, a cominciare da quello, ostativo e tendente
a rispedire il testo in commissione, dell’ex-ministro Quagliariello e
del suo gruppo di fuorusciti da Ncd. Un rinvio, infatti, a qualsiasi
titolo ottenuto, equivarrebbe a un accantonamento della legge, che
difficilmente, in una legislatura tormentata come l’attuale, potrebbe
rivedere la luce.
Questo, e soltanto questo tipo di epilogo,
potrebbe essere catalogato come una sconfitta di Renzi e del governo,
che sul punto più difficile, la stepchild adoption, ha invece per tempo
dato libertà di coscienza ai parlamentari di centrosinistra, e potrebbe
quindi accettare senza scossoni qualsiasi responso dell’aula di Palazzo
Madama. Ed è esattamente questa constatazione ad aver reso più ottimisti
alla vigilia i senatori del Pd, consapevoli che il rischio di
contraccolpi che possano influire sull’equilibrio della legislatura al
Senato ha sempre spinto gli incerti a schierarsi con la traballante
maggioranza di governo. Dal Jobs Act, alla scuola, alle riforme
istituzionali, è più in generale in tutte le occasioni in cui i senatori
di minoranza del Pd hanno fatto pesare le loro riserve sulle iniziative
di Renzi, le defezioni al momento del voto sono state compensate da
soccorsi più o meno stabili, di vario tipo e colore, provenienti dalle
aree centriste o di centrodestra.
Naturalmente la scelta del
premier di raffreddare lo scontro sulle adozioni all’interno delle
coppie omosessuali, lasciando liberi i senatori di votare secondo
coscienza, e la successiva svolta del Movimento 5 stelle nella stessa
direzione, hanno reso meno stringente il controllo dei numeri: perché se
la legge dovesse essere approvata senza la stepchild adoption, ci
sarebbero sicuramente polemiche, ma nessuna minaccia per gli equilibri
di governo. E la stessa logica varrebbe anche nell’ipotesi in cui - e
sono in tanti a scommetterci a Palazzo Madama - le adozioni alla fine
dovessero passare a sorpresa grazie alla tenuta del fronte dei
favorevoli. Come Renzi, anche i centristi alfaniani si sono riservati in
questo caso una via di salvezza nella possibilità di raccogliere le
firme per un referendum abrogativo della legge Cirinnà. Una
consultazione che, ammesso che le firme siano raccolte entro il prossimo
autunno, dovrebbe passare per il doppio vaglio della Corte d’assise
(per verificare la validità delle firme) e della Corte costituzionale
(per sancire la regolarità del quesito) e non potrebbe tenersi prima del
2017. A babbo morto.