La Stampa 1.2.16
Di cosa si parla
Bioetica e biodiritto, le relazioni scivolose
Dal
riconoscimento delle unioni omosessuali al fine vita, le questioni
morali dividono la società Ma non è facile arrivare a una disciplina
giuridica
di Vladimiro Zagrebelsky
L’Enciclopedia
Treccani caratterizza come «disciplina accademica e ambito di
riflessione interdisciplinare che si occupa dell’analisi razionale dei
problemi morali emergenti nell’ambito delle scienze biomediche,
proponendosi di definire criteri e limiti di liceità alla pratica medica
e alla ricerca scientifica, affinché il progresso avvenga nel rispetto
di ogni persona umana e della sua dignità». è invece l’«area delle
discipline giuridiche in cui si affrontano i problemi inerenti alla
tutela della vita umana e alle implicazioni giuridiche che derivano
dalle scienze mediche e dall’evoluzione tecnologica che ormai le
caratterizza»
Il confronto che oppone posizioni diverse in
Parlamento e divide la società fino a rianimarne nelle piazze la voglia
di partecipare alla vita pubblica riguarda ora la questione del
riconoscimento e della protezione delle unioni omosessuali. È anche
annunciata la ripresa della discussione di una legge sui problemi di
fine vita. Sono temi di stretta attualità, ma altri se ne sono
presentati e verranno in discussione, che toccano l’ambito dell’etica e
quello diverso del diritto dello Stato.
Sul terreno della
bioetica, entra in campo il biodiritto; la prima si nutre di
discussioni, il secondo esige decisioni. Si tratta di questioni che
toccano da vicino la vita delle persone; alcune emergono per
l’evoluzione dei costumi e degli stili di vita, mentre altre sono rese
possibili dai veloci sviluppi delle ricerche e delle applicazioni
tecnologiche nel campo della biologia, delle scienze della vita e della
cura della salute. Legate al patrimonio di valori e credenze di
ciascuno, esse pongono interrogativi spesso gravi e sempre suscettibili
di risposte diverse: sono gravi poiché in gioco sono aspetti
fondamentali e talora drammatici della vita delle persone, e sono
inevitabilmente controversi perché le risposte variano anche
radicalmente a seconda dei valori di riferimento.
Dignità personale
Dello
studio di tali e tanto varie questioni e possibilità si occupa la
bioetica, che affronta problemi riguardanti il tempo della nascita e
quello della morte, insieme a molte vicende umane che si susseguono nel
frattempo. Le recenti tecniche di fecondazione medicalmente assistita,
la gestazione per conto di altri, l’interruzione della gravidanza, l’uso
di certi farmaci anche in rapporto al loro costo, le terapie antidolore
e l’accompagnamento della fine della vita, la cessazione
dell’alimentazione e dell’idratazione, l’aiuto al suicidio e altre
ancora sono le questioni che più frequentemente chiedono a medici e
ricercatori (ma anche ai congiunti dei malati) e a specialisti di studi
etici di dare risposta a interrogativi etici. Accade allora che si
richieda a legislatori e giudici (per questi ultimi, ineludibilmente e
spesso urgentemente) di trovare soluzioni per regolare tali vicende
attraverso il diritto. Alla bioetica si affianca allora il biodiritto,
nella reciproca indipendenza, ma anche con evidenti connessioni.
I
casi che sollevano problemi etici sono molto diversi l’uno dall’altro e
difficilmente riferibili a criteri di valutazione comuni, se non in
termini molto generali. Probabilmente gli unici criteri unificanti sono
quelli che richiamano la dignità della persona in ogni circostanza e, in
tema di trattamenti medici, il requisito del consenso di chi li riceve.
Quest’ultima condizione è strettamente legata al rispetto della dignità
della persona.
I pareri dei Comitati
Ma da un lato la
portata concreta della dignità da rispettare non è rigorosamente
definibile e la relativa nozione non è priva di una qualche genericità
che legittima opinioni diverse tra coloro che pure a essa si richiamano.
D’altro lato il valore centrale della dignità della persona (posto
all’art. 1 della Carta dei diritti fondamentali della Ue) è talora messo
alla prova dalla concorrenza di altri valori rispetto a esso eterogenei
e soccombenti, ma non per questo privi di peso. Basta pensare alla
ricerca scientifica e alla sperimentazione che la consente, in vista di
progressi nella cura dei malati.
Per lo studio dei temi di
bioetica sono istituiti nei vari paesi d’Europa Comitati nazionali di
bioetica, Comitati negli ospedali, nelle Università ecc. I loro pareri
hanno talora il solo valore di suggerimenti autorevoli, altre volte sono
invece vincolanti, come quando si tratta di autorizzare una
sperimentazione clinica. Quando però dalla bioetica si passa al
biodiritto, manca una simile strutturazione degli studi e del dibattito
utili all’elaborazione del diritto destinato a regolare i vari casi.
Evidentemente vi è, in Italia come altrove, un vivace lavoro di studiosi
del diritto, alla ricerca delle soluzioni adeguate e, prima ancora,
della risposta al quesito preliminare sulla necessità o desiderabilità
di una disciplina legislativa. Un esempio recente di rigorosa
divulgazione dello stato del dibattito sui principali problemi è
rappresentato dall’agile volume di Stefano Canestrari, penalista e
componente del Comitato nazionale di bioetica (Principi di biodiritto
penale, ed. Mulino).
Ma quando di una singola questione si occupa
il Parlamento vi è il rischio che il criterio decisionale rappresentato
dalla volontà della maggioranza prevalga su quello, proprio delle
democrazie costituzionali moderne, del rispetto delle minoranze; il
rischio cioè che venga meno la prudenza nell’imporre a tutti soluzioni
legislative dipendenti dalle concezioni etiche della sola maggioranza.
Lo scontro politico
In
Parlamento poi agli argomenti di merito spesso si sovrappongono lo
scontro politico tra i gruppi e la loro tendenza a lanciare messaggi ai
gruppi di elettori di cui cercano il consenso. Ne è esempio la vicenda
italiana della legge sulla fecondazione artificiale, manifesto politico
per i partiti che la approvarono, che a poco a poco ha dovuto essere
smantellata nelle sue assurdità dalla Corte costituzionale e dalla Corte
europea dei diritti umani. In attesa della conclusione in Parlamento,
si può temere che altro esempio possa esser costituito dalla prossima
legge sulle coppie omosessuali, con il tema della filiazione che vi è
legato.
La natura di molti dei casi che ricadono nel campo vasto
della bioetica è tale per cui la loro disciplina per legge è
problematica e talora forse persino negativa. La legge infatti è
generale e astratta, mentre le vicende sono specifiche e concrete,
diverse ogni volta per aspetti inattesi, che il legislatore non può
prevedere e ancor meno soppesare nella loro effettiva portata. Come
definire, per esempio, il confine tra l’obbligo di prestare le cure
mediche disponibili e la sproporzione che in concreto si traduce in
accanimento terapeutico, vietato dalla deontologia medica e dal
sentimento di umanità?
Prudenza e realismo
La prudenza
consigliabile al legislatore nell’entrare in troppi dettagli, resistendo
alla tentazione di troppo regolamentare, lascia però aperta la
possibilità che sia disciplinata la procedura da seguire. Proprio la
difficoltà di accertare le condizioni di un intervento o della
cessazione degli interventi consiglia, ad esempio, che intervenga il
parere di più persone, che tutto venga adeguatamente documentato, ecc.
Consiglia cioè che l’ineliminabile rinvio alle decisioni responsabili
dei medici sia accompagnato dalla garanzia della ponderatezza delle
decisioni.
In altri e diversi casi, invece, la legge è
indispensabile. Se la regola generale è quella della minima estensione
della previsione di sanzioni penali per ciò che si ritiene di vietare,
vi sono esigenze di regolamentazione civile e amministrativa che non si
possono lasciare senza risposta. Ad esempio l’identità anagrafica e lo
status di famiglia e cittadinanza di nati come frutto di pratiche
ammesse all’estero e vietate in Italia sono aspetti ineludibili del
principio di certezza dello stato della persona. Una legislazione
realistica che garantisca eguaglianza, certezza e rispetto per i diritti
fondamentali di tutti è indispensabile. L’idoneità dell’intervento di
una disciplina di legge è dunque diversa nei vari casi che ricadono nel
campo della bioetica. L’area della bioetica non coincide con quella del
biodiritto, almeno se per biodiritto si intende il diritto legislativo.
Sopra la legge, vi è infatti comunque il diritto della Costituzione e
delle Carte dei diritti fondamentali, cui si richiamano i giudici
chiamati a decidere le controversie che sorgono nei casi concreti.