Il Sole Domenica 7.2.16
Flores d’Arcais e i 30 anni di Micromega
Caleidoscopio della laicità
di Francesca Rigotti
La
copertina del numero di Charlie Hebdo del 6 gennaio 2016, anniversario
della strage di Parigi, rappresenta Dio: un Dio barbuto ma generico,
buono per ogni religione, armato di Kalashnikov e con uno sguardo truce.
Il disegno, di Laurent Sourisseau in arte Riss, è sovrastato da una
scritta: «Un anno dopo, l’assassino è ancora in libertà» (1 an après,
l’assassin court toujours). Ma chi è l’assassino che fugge? Quello
stesso Dio, suggerisce la vignetta. Il disegno mi sembra in perfetta
sintonia con il contenuto e il tenore del libro di Paolo Flores
d’Arcais, che esce contemporaneamente al primo fascicolo del 2016 che
celebra il trentennale della rivista da lui diretta, MicroMega.
Il
libro presenta una elaborazione del tema della laicità, caro anche a
Marcel Gauchet, uno dei due autori che partecipano al dialogo che occupa
la prima parte del numero della rivista. Ma mentre per Gauchet – che
espose le sue riflessioni sul processo di secolarizzazione in un saggio
del 1985 tradotto da Einaudi nel 1992 come Il disincanto della ragione –
l’avanzare dell’autonomia ha finito per scalzare l’eteronomia
dell’assoggettamento al sacro, e quelli cui assistiamo sono sussulti e
rantoli da moribondo, per Flores d’Arcais la religione è più viva che
mai soprattutto nel mondo non europeo e non occidentalizzato, nel quale
non si può dire che il razionalismo celebri i suoi trionfi. Se poi per
Gauchet scienza e tecnica, mercato e finanza, meccanica quantistica e
matematica finanziaria spingevano verso l’uscita dalla religione,
trent’anni dopo, constata Flores d’Arcais, «si può vivere e produrre in
familiarità con il chip elettronico all’ombra e nel chiuso dello chador»
(pagg. 136). Giacché scienza e mercato, tecnica, finanza e capitalismo
organizzato appaiono non incompatibili con l’egemonia del Sacro. Quel
Sacro che, ai nostri giorni, rivestendo soprattutto i panni dell’Islam
giacché ebraismo e cristianesimo hanno, obtorto collo, digerito il
primato della sovranità democratica aspira alla umma dell’intero globo
conducendo la sua guerra santa contro laicità, libertà e diritti
individuali. Si tratta dello jihad della verità e della legge divina che
attacca l’autonomia di chi agisce pensando con la propria testa e
camminando sulle proprie gambe, e che si accanisce contro i capisaldi
della laicità, prima fra tutti la repubblica francese 1 che esilia Dio
dalla sfera pubblica.
Ma torniamo al numero di MicroMega partendo
dal sottotitolo scelto per l’annata: Per una sinistra illuminista. È
chiaro che si vogliono sottolineare sia l’esistenza e il senso della
sinistra sia i suoi valori illuminanti e illuminati di ragione,
autonomia e laicità, e più latamente di eguaglianza, libertà e
giustizia. Valori che ben emergono dal contraddittorio tra il riformista
e socialista democratico Marcel Gauchet e il neocomunista e maoista
Alain Badiou. I due maîtres à penser si pongono su posizioni
antagoniste: il primo propone la sua visione riformista, insieme
prudente e audace, tesa a imbrigliare il capitalismo globalizzato nella
imprescindibile cornice democratica; il secondo avanza la propria idea
di cambiamento radicale, neocomunista, diretta a rompere tanto con il
capitalismo quanto con la democrazia rappresentativa. L’analisi di
Gauchet fa perno proprio sul processo di «uscita dalla religione» che
caratterizza la modernità e viene sollecitato in certo qual modo dal
cristianesimo, la religione dell’uscita dalla religione.
Nello
schema di Gauchet l’antica strutturazione religiosa della vita
collettiva, eteronoma in quanto assoggettata al grande Altro, la
divinità, cede il passo, nel moderno, a una strutturazione di tipo
autonomo, in cui gli individui si danno da soli le proprie leggi. Benché
il nume tutelare di Gauchet, come di Badiou, sia il Rousseau della
democrazia come punto di congiunzione tra individuale e collettivo, è di
fatto il progetto kantiano della Risposta alla domanda: che cos’è
l’Illuminismo? che qui viene riproposto, persino nel termine chiave di
«uscita»: dalla minorità, dall’eteronomia. Badiou propone, per parte
sua, un’alternativa radicale al sistema attuale basata su tre punti:
sprivatizzazione del processo produttivo, estinzione dello Stato (come
se, nota Nancy Fraser nell’ultimo saggio, lo Stato non fosse già
abbastanza estinto...), riunificazione e polimorfia del lavoro. Anche
Badiou ha il suo grande Altro, che è poi il capitale, di cui la
democrazia sarebbe componente essenziale. Di fronte alla causa comunista
di Badiou, Gauchet propone che sia l’ipotesi riformista a prendere il
controllo dell’economia: ciò non ci libererà dal capitalismo, ma renderà
più vivibili le nostre società. Pur che sia un riformismo audace,
comunque, non quello tiepidino che interviene con elemosine e giochetti
ad attenuare il malcontento sociale ma poi appoggia le privatizzazioni e
precarizza il lavoro.
E Nancy Fraser, messa lì in fondo in una
rivista che non è mai stata generosa con le firme femminili? Fraser
ripudia il termine comunismo, troppo negativamente connotato, ma non
teme di definirsi marxista e socialista egualitarista, in polemica con
gli ultimi esiti della scuola di Francoforte – vedi Axel Honneth – che
invocano un mercato dal volto umano ma trascurano l’importanza della
redistribuzione nelle loro pur importanti battaglie per il
riconoscimento dell’identità.
Sorelle delle battaglie del
multiculturalismo, demonizzato da Flores d’Arcais con parole che, spero
inconsapevolmente, ricalcano le posizioni, quelle sì mostruose, di Thilo
Sarrazin, dal momento che se qualcosa è vero, questo è che alla base
delle politiche del multiculturalismo stanno progetti di interazioni
emancipatorie e rispettose delle differenze.
Paolo Flores
D’Arcais, La guerra del sacro. Terrorismo, laicità e democrazia
radicale, Raffaello Cortina Editore, Milano, pagg. 246, € 15,00
MicroMega, 1/2016, Comunismo, riformismo o sovranità eguale?, pagg. 182, € 19,50