Il Sole Domenica 28.2.16
Galileo Galilei (1564-1642)
Corrispondenza infinita
di Franco Giudice
Pubblicato
un aggiornamento del «Carteggio» curato circa un secolo fa da Antonio
Favaro, colui che contribuì enormemente alla creazione del «mito» dell
scienziato pisano
L’ Edizione Nazionale delle Opere di Galileo non
è un monumento esornativo al più celebre scienziato italiano di tutti i
tempi o, peggio ancora, una mera raccolta dei suoi scritti concepita
per rivendicarne, in modo velatamente apologetico, la genialità. E tanto
meno lo fu per Antonio Favaro, lo studioso padovano che ideò e portò a
compimento il progetto tra il 1890 e il 1909. Certo, Favaro diede un
contributo decisivo all’affermazione del “mito” di Galileo come padre
del metodo sperimentale. È innegabile tuttavia che il suo lavoro si basò
sempre sulla centralità del documento, respingendo ogni interpretazione
non suffragata dalle fonti.
Nell’approntare quella che più volte
definì «l’impresa della mia vita», Favaro seguì ineccepibili criteri
ecdotici, grazie anche alla collaborazione di due esperti filologi come
Isidoro Del Lungo e Umberto Marchesini. Così, tra difficoltà finanziarie
e nella quasi assoluta indifferenza della cultura accademica italiana,
in poco meno di vent’anni riuscì a realizzare uno dei più importanti
progetti della storia dell’editoria del nostro paese: la pubblicazione
integrale – in venti volumi e secondo un ordine rigorosamente
cronologico – degli scritti di Galileo, del carteggio, dei documenti
relativi alla sua vita e alle sue opere, insieme a quelle di altri
autori che lo scienziato postillò con commenti e annotazioni.
Un’operazione lunga e faticosa che, in un’epoca priva di tecnologie
informatiche, venne completata in tempi davvero record. E che ha il
merito di essersi sottratta al triste destino condiviso dalle altre
edizioni nazionali intraprese contemporaneamente in Italia, quasi tutte
rimaste incomplete e in alcuni casi addirittura mai iniziate.
Oltre
a costituire uno strumento indispensabile per tutti quelli che si
accingono a studiare Galileo, questa Edizione Nazionale ha assunto anche
il ruolo di modello per chiunque voglia cimentarsi con imprese di pari
complessità. Tanto più che, rispetto ad altre iniziative analoghe
realizzate negli stessi anni all’estero, il lavoro di Favaro conserva
ancora quel carattere di edizione “definitiva” cui ambiva.
È
dunque nel segno di questa preziosa eredità che, a distanza di un
secolo, Michele Camerota, Patrizia Ruffo e Massimo Bucciantini hanno
provveduto a una corposa integrazione del carteggio galileiano. Il
volume si aggiunge a quello dell’Iconografia galileiana (uscito nel 2013
e curato da Federico Tognoni) e fa parte di un piano generale di
Aggiornamento dell’ Edizione Nazionale, che ne prevede altri due, già in
fase avanzata di preparazione, dove saranno raccolti una serie di testi
non pubblicati da Favaro e i documenti e gli atti inquisitoriali emersi
dopo il 1909. Un progetto di grande rilievo, promosso dal Ministero per
i Beni e le Attività Culturali, e affidato a un comitato scientifico
internazionale presieduto da Paolo Galluzzi, direttore del Museo Galileo
di Firenze.
Durante la preparazione del carteggio, Favaro compì
una scelta quanto mai felice: pubblicare non solo le lettere di Galileo e
quelle a lui indirizzate, ma anche le corrispondenze dei contemporanei
in cui si trovavano riferimenti sia alle sue vicende biografiche sia
alle sue straordinarie scoperte scientifiche. Per lo studioso padovano,
infatti, l’epistolario si configurava come un autentico «dramma»: una
rappresentazione scenica, dove il protagonista andava inserito nel
contesto del dibattito culturale del suo tempo. Un risultato che ottenne
in modo mirabile, mettendo a disposizione degli studiosi 4290 lettere,
tutte presentate in sequenza cronologica, e che occupano ben nove
ponderosi volumi dell’intera Edizione Nazionale.
Adottando in
larga parte i criteri di Favaro, i curatori dell’aggiornamento del
Carteggio lo arricchiscono ora di altre 588 lettere che sono nel
frattempo venute alla luce e via via pubblicate in libri e articoli
specialistici. Di esse, centoventi, più di un quinto dunque, erano
inedite e sono state rinvenute con accurate ricerche svolte in fondi
archivistici e bibliotecari nazionali ed esteri. Tutte le lettere, il
cui arco temporale va dal 1588 al 1643, sono corredate di note che
chiariscono i riferimenti a persone, opere ed episodi specifici,
fornendo altresì una fitta trama di rimandi interni che facilitano la
consultazione dell’intero corpus del carteggio.
Potrà forse
deludere qualche aspettativa scoprire che soltanto poche lettere sono di
Galileo o a lui dirette. È bene però sottolineare che il valore di
questa nuova raccolta epistolare va individuato nella sua capacità di
far emergere un panorama in precedenza poco esplorato: una rete di
comunicazione cioè intensa e vivace, popolata di filosofi, astronomi,
matematici, teologi, ma anche di artigiani, ambasciatori, cortigiani,
nunzi pontifici e sovrani, che si scambiano opinioni e discutono su
Galileo e sul significato delle sue opere. Una polifonia di voci
insomma, che disegnano una mappa della diffusione e della “fortuna”
dell’autore del Dialogo sopra i due massimi sistemi, e la cui estensione
geografica copre l’intero continente europeo.
Più nello
specifico poi, l’Aggiornamento contiene diversi elementi di novità
rispetto a quanto si sapeva già. È il caso, giusto per fare qualche
esempio, della fitta corrispondenza intercorsa tra i gesuiti tedeschi
sulle osservazioni telescopiche del biennio 1609-1610, o delle
numerosissime lettere (ben 77, alcune inedite) che documentano il
costante interesse dello scienziato dilettante francese Nicolas Fabri de
Peiresc per le dottrine galileiane, così come, dopo il 1633, il suo
coraggio nel cercare di convincere le autorità ecclesiastiche a mitigare
gli effetti della condanna.
Ma merita anche di essere ricordata
una bellissima lettera, mai prima edita in Italia integralmente, scritta
il 13 marzo 1610, proprio il giorno della pubblicazione del Sidereus
nuncius, dall’ambasciatore inglese a Venezia, Sir Henry Wotton, a
Giacomo I, per informarlo della «più insolita notizia» che il sovrano
«avesse mai ricevuto da qualsiasi parte del mondo», la scoperta cioè dei
quattro satelliti di Giove. Wotton vi accludeva un esemplare dell’opera
e, nel darne un dettagliato resoconto dei contenuti al re
d’Inghilterra, osservava che a Venezia «se ne parla in ogni angolo della
città» e che «l’autore corre il rischio di diventare o estremamente
famoso o estremamente ridicolo».
Questa integrazione del carteggio
offre inoltre spunti notevoli sui rapporti tra Galileo e i suoi
mecenati e protettori, i Medici, aiutando a illuminare aspetti ignoti
della sua stessa biografia. Così, una sua lettera del 1° giugno 1616
all’ambasciatore fiorentino a Roma, Piero Guicciardini, ci informa delle
spese sconsiderate sostenute durante il soggiorno romano nella
primavera di quell’anno, e tali da far dire all’ambasciatore che Galileo
si era dato alla «pazza vita». L’Aggiornamento, infine, apre squarci
inediti sui contatti tra Galileo e Giovanni di Guevara, uno studioso di
questioni meccaniche da lui molto apprezzato. E lo fa ancor di più in
merito alle sue relazioni, tutte da approfondire e chiarire, con il
padre Niccolò Riccardi, il Maestro di Sacro Palazzo, che fu uno dei
protagonisti della complessa vicenda processuale del 1632, in quanto
responsabile della concessione dell’imprimatur al Dialogo.
Pochi
anni prima di morire Favaro lamentava lo stato di «quasi clandestinità»
in cui versava l’Edizione Nazionale, a causa dell’esiguo numero di copie
stampate (appena 500) e distribuite per di più fuori commercio. Da
allora, ovviamente, le cose sono cambiate: ristampata tra il 1929 e il
1939, e poi nel 1964, l’opera si trova oggi in tutte le più importanti
biblioteche del mondo. Non si può tuttavia dire che essa goda di ampia
circolazione, anche perché è venduta a un prezzo troppo elevato per i
lettori comuni. Sarebbe dunque davvero lodevole, oltre che auspicabile,
se la Giunti seguisse il suggerimento, all’epoca caduto nel vuoto, che
dava lo stesso Favaro, mettere cioè sul mercato una versione economica
dell’Edizione Nazionale.
D’altronde, i buoni esempi non mancano.
Basti pensare che dal 1996 Vrin vende i tredici volumi delle Oeuvres
complètes di Descartes all’accessibile cifra di 153 euro, praticamente
quasi allo stesso prezzo di questo splendido aggiornamento del Carteggio
galileiano.
Galileo Galilei, Carteggio (Aggiornamento
dell’Edizione Nazionale) , a cura di Michele Camerota e Patrizia Ruffo,
con la collaborazione di Massimo Bucciantini, Giunti Editore, Firenze,
pagg. 661, € 150