martedì 9 febbraio 2016

Il Sole 9.2.16
Unione monetaria
«Un Tesoro unico per Eurolandia»
La proposta congiunta dei presidenti della Bundesbank e della Banca di Francia
di R.Sor.

Un unico Tesoro per Eurolandia: è una delle proposte per rivitalizzare l’Europa avanzata dai governatori della Banque de France, François Villeroy de Galhau, e della Bundesbank Jens Weidmann in un articolo pubblicato dalla «Süddeutsche Zeitung» .
L’idea fa parte di una proposta più ampia di riforma della governance europea, nella quale è anche prevista una «maggiore accountability democratica» e un «equilibrio tra responsabilità e controlli». Si tratta di costruire un’amministrazione europea «efficiente e meno frammentata, un Tesoro comune per Eurolandia insieme a un consiglio fiscale indipendente e un organismo più forte per le decisioni politiche, sotto controllo parlamentare». Non ci sono dettagli, che «toccano ai politici», ma si intravvede nella proposta una Commissione più forte che risponda a un parlamento “vero”, e un ministro del Tesoro unico sia pure affiancato da un organismo indipendente che valuti le politiche fiscali (molti Paesi sono impegnati a istituire questi organismi a livello nazionale).
Un esercizio di utopia? Galhau e Weidmann non si nascondono le difficoltà e quindi elaborano un’alternativa, ai loro occhi meno adeguata, ma che è forse più realistica (ma non per questo probabile): regole fiscali ancora più rigide, con un meccanismo salva-Stati (Esm) che coinvolga di più i privati e un processo di ristrutturazione dei debiti sovrani che non metta a rischio la stabilità finanziaria dell’intera area euro.
La riforma della governance non è l’unica proposta dei governatori. Un’altra idea riguarda l’Unione finanziaria e degli investimenti, che riduca la dipendenza dal settore bancario a vantaggio dei finanziamenti azionari, «un modo migliore per dividere rischi e opportunità, e per sostenere l’innovazione». Il modello sono gli Usa: «Il mercato azionario integrato degli Stati Uniti, per esempio, assorbe circa il 40% di uno shock che colpisca un singolo stato, dal momento che le perdite e i profitti di ogni azienda sono distribuite agli azionisti in tutti gli Usa». Passi come l’Unione dei mercati dei capitali, il piano di investimenti di Juncker e il completamento dell’Unione bancaria, affermano, potrebbero non essere sufficienti e vanno quindi inseriti, spiegano i banchieri centrali, in un piano più ampio.
Consueto, quasi rituale, il richiamo alle riforme strutturali, con esempi però relativi solo alla Francia e alla Germania.