Il Sole 9.2.16
La massoneria marcia verso la loggia unica
Per Grande oriente d’Italia e Gran loggia regolare trattato di amicizia promosso dalla Ugle inglese
di Roberto Galullo
La
massoneria italiana è a un passo dalla rivoluzione. Le due maggiori
obbedienze italiane, il Grande oriente d’Italia (Goi) e la Gran loggia
regolare d’Italia (Glri), da alcune settimane sono infatti attraversate
da scosse che produrranno effetti anche sul mondo politico e finanziario
nazionale e internazionale. L’ipocentro (punto di origine) è Londra ma è
Roma l’epicentro. A quanto risulta al Sole 24 Ore, infatti, il
Consiglio delle proposte generali della Gran loggia regolare d’Italia,
sabato 19 dicembre 2015 ha approvato la raccomandazione per instaurare
un rapporto di amicizia con il Grande oriente d’Italia. La delibera sarà
presentata alla Glri per l’approvazione definitiva.
Qualche
settimana prima Leslie Hicks, rappresentante dell’Inghilterra, aveva
consegnato alla Glri, a nome dei vertici della Ugle – la Gran Loggia
unita d’Inghilterra fondata nel 1717 e che rappresenta la più antica
loggia al mondo – una lettera firmata dal Gran cancelliere Derek
Dinsmore, con la richiesta di sottoscrivere un trattato di amicizia con
il Goi.
La massoneria inglese intende così dar inizio a un periodo
di transizione che dovrà consentire ai Gran maestri Stefano Bisi e
Fabio Venzi di trovare un accordo sulle condizioni da attuare per una
storica unificazione, visto che la Gran loggia unita d’Inghilterra, un
paio di anni fa e in gran segreto, aveva deciso di riconoscere il Goi e
aveva avviato le trattative tra l’allora Gran Maestro Gustavo Raffi e il
suo collega Venzi. Non si ottenne però il risultato sperato a causa di
alcune dichiarazioni del Goi su politica e religione, che irrigidirono i
vertici inglesi.
La Grande loggia unita d’Inghilterra, sulla base
dei suoi regolamenti generali, in Italia non può riconoscere due
obbedienze massoniche: se assegnasse il riconoscimento al Goi dovrebbe
toglierlo alla Glri. Così fu nel 1993: per riconoscere la neonata Glri,
tolse il riconoscimento al Goi. Così è stato in tutta la sua storia. Se
volesse decidere di riconoscere, nello stesso territorio, due o più
obbedienze massoniche, allora dovrebbe modificare i suoi Regolamenti
generali. È vero che la massoneria inglese ha dichiarato la sua
disponibilità a rivedere il principio dell’esclusività territoriale,
come si evince dalla 25ma conferenza dei Gran segretari e dei Gran
cancellieri di 47 Gran logge europee, che si è tenuta a Londra il 10 e
11 ottobre 2014 a Freemason’s Hall, sede della Gran loggia unita
d’Inghilterra, con la presidenza del Gran cancelliere della Ugle Derek
Dinsmore, ma nessuna decisione è stata presa.
Trattato di amicizia
– dunque – è un concetto facile a dirsi, molto più complesso da
realizzare. I motivi sono presto spiegati. La prima conseguenza sarà il
passaggio dei fratelli dalla Glri verso il Goi (o viceversa, anche se
appare più improbabile) e questo vorrebbe significare non solo
sottomettersi a un altro vertice di governo, cambiare il colore dei
grembiuli, seguire un rituale diverso dall’«emulation» (le lezioni) ma
condividere una visione della massoneria totalmente differente.
La
seconda conseguenza – però – è quella che scuote le due obbedienze.
L’unificazione porterà a nuovi scacchieri di potere ramificato, non solo
interno ma – soprattutto – esterno. Sarà un caso, ma non mancano in
questi ultimi mesi denunce e controdenunce tra massoni su vari aspetti
della vita interna.
Insomma: molti “fratelli” stanno alzando le
barricate al trattato che tutto pare tranne che di amicizia e così si
profila una terza, temutissima soluzione: la Gran loggia unita
d’Inghilterra, stanca delle guerre tra “fratelli”, potrebbe decidere di
non riconoscere né l’una né l’altra obbedienza, formando eventualmente
un suo distretto d’oltremare. Del resto già oggi moltissimi massoni
italiani non si affiliano nel proprio Paese ma volano a Londra, dove la
discrezione è una garanzia assoluta. «È proprio vero che nella
massoneria italiana non può esservi pace e armonia tra i fratelli»,
chiosa Giuliano Di Bernardo, che queste vicende conosce bene essendo
stato Gran Maestro dell’una e dell’altra obbedienza ed avendo dunque
radici profonde nell’una e nell’altra.