Il Sole 6.2.16
Milano, Pd alla prova primarie Si punta a 60mila votanti
Centrosinistra. Con Pisapia nel 2010 raggiunti i 67mila
di Sara Monaci
MILANO
Il centrosinistra di Milano si prepara alle primarie in vista delle
amministrative di giugno: si voterà oggi in nove seggi dalle 8 alle 18 e
domani dalle 8 alle 20 in 150 seggi. Si potrà scegliere tra il
commissario Expo Giuseppe Sala, la vicesindaca Francesca Balzani,
l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino e il direttore
generale della Uisp Antonio Iannetta. L’obiettivo sperato sarebbe
quello di raggiungere i 67mila votanti, gli stessi delle primarie del
2010, in cui vinse l’attuale sindaco Giuliano Pisapia. Tuttavia non sono
pochi a ritenere che quest’anno l’affluenza sarà tra i 50 e i 60mila
(su 800mila elettori circa).
La ragione di questa attesa al
ribasso è il fatto che il centrosinistra ha amministrato la città negli
ultimi cinque anni e quindi non ci sarà un sentimento di “chiamata alle
armi” contro l’avversario del centrodestra.
Avversario che in
questo momento fa peraltro poca paura. La coalizione deve ancora
scegliere il suo candidato. Pochi giorni fa le indiscrezioni hanno
indicato Stefano Parisi, ex city manager ai tempi di Gabriele Albertini
sindaco ed ex direttore generale di Confindustria. Lui ancora non ha
dato il suo ok ma ci starebbe pensando.
La sensazione è che il
centrodestra in realtà stia attendendo gli esiti delle primarie del
centrosinistra, non avendo chiaro chi sarà l’avversario. Di fronte ad
una (possibile) vittoria di Sala, il centrodestra avrà armi molto più
deboli, visto che il manager attira le simpatie meneghine in modo
abbastanza trasversale. La situazione milanese è stata presa in mano
direttamente dal presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, che la
considera una partita nazionale.
E in effetti quella di Milano ha
una valenza politica più ampia per tutti. Certamente per il Partito
democratico Milano è una città fondamentale, dove è necessario
assicurarsi la vittoria di fronte ad una campagna elettorale a Roma
dagli esiti incerti. Ma è soprattutto l’area che va indicativamente da
Sel a Rifondazione comunista a rischiare di più. La parte più a sinistra
della coalizione ha infatti usato le primarie per mettersi in
contrapposizione al cosiddetto “partito della Nazione” e al premier
Matteo Renzi. Se a vincere fosse Sala, visto come il rappresentante di
questa politica da contrastare, la loro battaglia risulterebbe poco
efficace e minoritaria.
Al momento i sondaggi assegnerebbero la
vittoria al commissario Expo. Ma si tratta ovviamente di proiezioni e
non di certezze. A suo favore Sala ha il successo dell’Expo, che gli ha
regalato notorietà sul piano nazionale, e l’immagine dell’“uomo del
fare”. Inoltre la sua campagna elettorale si è basata su toni
rassicuranti e pragmatici, oltre alla sottolineatura di una conoscenza
profonda di Milano.
Diversa l’identità di Francesca Balzani, la
cui candidatura è arrivata lo scorso novembre col sostegno di Pisapia,
che pochi giorni fa ha dichiarato che la voterà. Un endorsement
importante, visto che il sindaco gode a Milano di grande notorietà;
tuttavia non è passata del tutto l’idea di continuità con la giunta
precedente, visto che tutti gli assessori si sono schierati con Sala
(anche quelli più di sinistra, e non solo del Pd). Balzani ha giocato la
campagna su toni più vivaci e aggressivi, rivendicando la coerenza
della sua storia politica e rimproverando a Sala scarsa trasparenza sui
conti dell’Expo. A proposito di coerenza, ne ha dimostrata sicuramente
molta Majorino, primo candidato alle primarie (da quasi un anno), sempre
attento ai contenuti più riconoscibili della sinistra, dal supporto dei
più deboli al reddito di cittadinanza all’aiuto ai giovani. E
sicuramente, in caso di vittoria di Sala, potrebbe avere un ruolo
fondamentale per tenere insieme le varie anime della coalizione.