giovedì 4 febbraio 2016

Il Sole 4.2.16
Affittopoli, c’è anche il rischio usucapione
Il commissario Tronca: «La capitale perde 100 milioni l’anno. Quando siamo arrivati non c'era un censimento completo»
di Ivan Cimmarusti, Andrea Marini

Ammonta a oltre 100 milioni l’anno la perdita che potrebbe aver subito il Comune di Roma per le case di sua proprietà affittate ai privati a canone irrisorio (anche 10 euro al mese) senza mai un adeguamento. A dirlo ieri è stato il commissario Francesco Paolo Tronca, garantendo che «si fa sul serio e stavolta andremo fino in fondo» negli accertamenti sulle condizioni di centinaia di inquilini e sul comportamento dei dirigenti. Una dossier su cui la procura è già pronta ad accendere un faro.
Tronca ha disposto l’avvio immediato di due gruppi interforze che cominceranno ad operare già dalle prossime ore. Le due task force supporteranno le operazioni di verifica in corso delle posizioni anomale. «Sono rimasto stupito – ha aggiunto ieri il commissario – non c’era neanche un censimento completo degli immobili. Ora gli accertamenti saranno veloci». A parte «situazioni che vanno supportate», ha detto Tronca, riferendosi a casi delicati come quello di una anziana che paga di affitto 8,27 euro al mese ma prende solo 400 euro di pensione, «le zone grigie - ha proseguito il commissario - secondo noi ci sono. Il censimento prevede decine di migliaia di appartamenti di proprietà del Comune, ma quanti sono quelli che sfuggono alla nostra attenzione? Il timore è che ci possano essere migliaia di immobili non inseriti e quindi del sommerso».
La situazione degli immobili di Roma è complicata. In base al primo esame a campione fatto dalla squadra del commissario Tronca su 574 edifici del primo municipio, che comprende il centro storico, il 18,5% riguarda posizioni con contratto in corso. In questo ambito rientrano anche i contratti cosiddetti «a canone irrisorio» e le morosità. Per il primo caso c’è poco da fare, bisognerà aspettare la scadenza dei contratti (di durata di quattro anni che si rinnovano per altri quattro) per mutare le condizioni di affitto, come può essere nel caso di discrepanza tra il canone pagato e il reddito dell’inquilino.
Per i casi di morosità si può avviare la procedura di sfratto, che però può essere anche molto lunga, dai tre ai cinque anni. L’inquilino può saldare le morosità oppure può non pagare, ma il giudice, di fronte a «comprovate condizioni di difficoltà» può assegnare il cosiddetto «termine di grazia»: un ulteriore termine per i pagamenti non superiore a 90 giorni. Nell’ipotesi in cui l’inquilino non paghi si avvia la pratica per l’esecuzione del rilascio dell’immobile. Ma il caso forse più delicato è quello degli abusivi (nel caso del primo municipio per il momento ne sono stati accertati il 16,2%): su una parte di questi potrebbe scattare l’usucapione, vale a dire l’acquisto del diritto di proprietà dell’immobile da parte di chi lo utilizza, mediante il possesso dell’immobile stesso. L’acquisto scatterebbe in caso di occupazioni da oltre 20 anni senza pagare un affitto, senza contestazioni, e un utilizzo con le modalità tipiche del proprietario (come per esempio nel caso si riesce a dimostrare che sono state effettuate opere di ristrutturazione a proprie spese).
Intanto il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, attende il dossier del Campidoglio sulla nuova “affittopoli” della Capitale. C’è da dire che allo stato il procuratore aggiunto dei reati contro la Pubblica amministrazione, Francesco Caporale, non ha ancora aperto un fascicolo d’indagine. I magistrati, infatti, intendono vagliare i risultati degli accertamenti amministrativi prima di tirare le somme su possibili responsabilità dei dirigenti del Comune. L’ipotesi è che questi non abbiano aggiornato le tabelle del valore degli affitti delle abitazioni comunali. Per questo, ragionano gli investigatori, potrebbe profilarsi l’ipotesi di abuso d’ufficio. Il fascicolo, inoltre, potrebbe confluire in una delle due indagini già esistenti all’ufficio requirente capitolino. La prima è del sostituto procuratore Alberto Galanti, che riguarda un migliaio di appartamenti comunali per i quali non sarebbe mai stato pagato l’affitto. La seconda, invece, del sostituto Corrado Fasanelli, che si concentra sulle modalità di assegnazione degli alloggi pubblici a privati.