Il Sole 24.2.16
Schengen in crisi. Il Belgio ripristina i controlli alle frontiere con la Francia
Crisi dei migranti, l’Europa teme la polveriera Balcani
Sempre più profughi ammassati in Grecia dopo la chiusura dei confini in Macedonia
di Beda Romano
Bruxelles
A due settimane da un prossimo vertice europeo, che si terrà
probabilmente il 7 marzo, l’emergenza rifugiati continua a tenere
drammaticamente banco in Europa. Mentre nei Balcani la situazione
umanitaria è gravissima, soprattutto alla frontiera tra la Macedonia e
la Grecia dove il passaggio è praticamente bloccato, sul fronte
occidentale il Belgio ha annunciato di essere diventato il settimo paese
dello Spazio Schengen a reintrodurre i controlli alle frontiere.
In
un comunicato inusuale, la Commissione europea e la presidenza olandese
dell’Unione si sono dette «preoccupate dagli sviluppi lungo la rotta
dei Balcani e dalle crisi umanitarie che potrebbero materializzarsi in
alcuni paesi, in particolare in Grecia». Il commissario all’Immigrazione
Dimitri Avramopoulos e il ministro olandese responsabile dello stesso
portafoglio Klaas Dijkhoff hanno spiegato che le istituzioni comunitarie
stanno valutando il daffarsi per evitare il peggio.
«Esortiamo –
hanno aggiunto i due uomini politici – tutti gli Stati e gli attori
lungo la rotta a preparare i necessari piani d’emergenza per poter
rispondere alle esigenze umanitarie, incluse le capacità di ricezione».
Da domenica, la Macedonia sta bloccando il transito lungo il suo
territorio alla frontiera con la Grecia. In questo momento gli afghani
non possono più passare liberamente per raggiungere il Nord Europa
mentreSkopje ha deciso di rafforzare i controlli d’identità anche dei
siriani e degli iracheni.
La scelta è indotta sia dall’arrivo di
migliaia di persone in questi ultimi mesi sia dalla recente decisione
austriaca di mettere limiti all’ingresso di rifugiati sul territorio
nazionale (si veda Il Sole/24 Ore del 19 febbraio). Nell’optare per un
controllo degli arrivi, Vienna ha spostato verso Sud il controllo delle
frontiere. Il timore dei paesi a Sud dell’Austria è di diventare un
enorme campo-profughi, ormai il destino della Grecia che ieri ha
protestato vivacemente per le scelte dei suoi vicini.
Il premier
greco Alexis Tsipras ha espresso al premier olandese Mark Rutte il suo
«malcontento», ricordando che nel vertice europeo della settimana scorsa
aveva ricevuto rassicurazioni che le frontiere balcaniche sarebbero
rimaste aperte. Secondo le ultime informazioni si terrà oggi a Vienna un
incontro tra l’Austria e i suoi vicini balcanici a cui però non è stato
invitato il governo greco. Interpellata ieri, la Commissione ha fatto
capire che vorrebbe maggiore collaborazione tra i paesi europei.
Sempre
ieri, il Belgio ha deciso di reintrodurre il controllo alle frontiere
con la Francia, nel timore che la chiusura del campo-profughi francese
di Calais provocherà l’arrivo di rifugiati a Zeebrugge, una cittadina
belga sul Mare del Nord dal quale i profughi potrebbero tentare il
passaggio in Inghilterra. «Abbiamo informato la Commissione europeo che
sospendiamo temporaneamente le regole dello Spazio Schengen», ha
annunciato il ministro degli Interni belga Jan Jambon.
Il Belgio
segue l’esempio di altri sei paesi: Germania, Francia, Danimarca,
Austria, Norvegia, Svezia. Le nuove tensioni sul fronte dei rifugiati
giungono a ridosso di due riunioni politiche. Domani è previsto un
incontro dei ministri degli Interni dei Ventotto, mentre il 7 marzo
dovrebbero tornare a riunirsi i leader. Sul tavolo dei capi di stato e
di governo sempre il programma (disatteso) di ricollocamento dei
profughi arrivati in Grecia e Italia. Ieri Madrid ha accettato di
accogliere appena 1000 persone.