giovedì 11 febbraio 2016

Il Sole 11.2.16
Il rischio dell’isolazionismo
di Mario Platero

Oscurantismo o apertura? Se c’è un filo che unisce gli estremi di Donald Trump e Bernie Sanders, i due vincitori assoluti delle primarie presidenziali in New Hampshire, è quello della chiusura. Cosa preoccupante perché rivela un umore di fondo degli Stati Uniti che fino ad oggi era marginale, di nicchia, di assoluta minoranza.
E ancora più preoccupante in questi momenti di crisi di fiducia nei mercati e nell’economia che soffrirebbero ancora di più da passi indietro lungo la grande strada dell’integrazione e del multilateralismo, soprattutto se fossero in arrivo dall’America.
Eppure dobbiamo prendere atto che con la duplice forte vittoria dei candidati ribelli, il sentimento isolazionista potrebbe aver fatto breccia su comparti molto vasti dell'opinione pubblica americana. Entrambi sono contro il Tpp l’accordo negoziato dall’amministrazione Obama per definire una zona di libero scambio nel Pacifico. Sia Trump che Sanders hanno promesso che non appena saranno alla Casa Bianca revocheranno l’accordo con gli 11 Paesi asiatici e che di libero scambio non si parlerà più. Promettono che seppelliranno i negoziati in corso fra Europa e Stati Uniti per il Ttip, il progetto per creare un’area transatlantica di libero scambio. Chiedono entrambi forti barriere tariffarie contro la Cina, colpevole di manipolare la sua valuta a svantaggio della competitività del dollaro e delle aziende esportatrici americane. Ciascuno ha poi ramificazioni politiche forti sempre nella direzione della chiusura. Trump chiede che sia negato l’accesso al Paese a tutti coloro di religione islamica, attacca i messicani definendoli ladri, trafficanti di droga e assassini e ha già in tasca il progetto per costruire un muro lungo il confine fra Messico e Usa. Vuole arrestare i 12 milioni di immigrati illegali e deportarli.
L’America più semplice, quella delle zone rurali e dei grandi sobborghi è preoccupata, e approva con entusiasmo gli estremismi di Donald. Senza rendersi conto che fare una retata di 12 milioni di persone è impossibile o che la perdita di 12 milioni di persone che lavorano, in molti casi pagano le tasse e, soprattutto, consumano, sarebbe un colpo durissimo per l’economia americana. Sanders è per un rafforzamento del sindacato, per l’introduzione di barriere commerciali generalizzate, di regole durissime per il settore bancario, vuole costringere i grandi gruppi come Chase o Citi allo smembramento senza rendersi conto che è la dimensione di questi gruppi che consente all’America di tener testa agli altri concorrenti internazionali. In politica estera uguale: che siano i Paesi arabi a risolvere la minaccia dell’Isis dice Trump; più semplicemente Sanders pensa a uno sdegnato e nobile isolazionismo con un disimpegno definitivo delle truppe americane all’estero. Dobbiamo dunque chiederci: si tratta di un cambiamento di umore che potrebbe arrivare fino alla Casa Bianca del 2017? Seguendoli in campagna elettorale, nei comizi in piccoli paesi o nei town hall meetings ci si accorge che la reazione dei sostenitori di Sanders o Trump è entusiasta ogni qualvolta trattano il tema della chiusura.