mercoledì 10 febbraio 2016

Il Sole 10.2.16
I numeri in aula. Al Pd quasi compatto si dovrebbero sommare 18 verdiniani e una ventina del Gruppo misto
Sulla carta 170-175 sì, dissidenti anche in Fi
di M. Per.

Sulla carta, al netto di canguri e stop imprevedibili, il disegno di legge Cirinnà sulle unioni civili avrebbe i numeri per farcela: da 170 a 175 sì anche con il controverso articolo 5 sulla stepchild adoption, “migliorato” con l’emendamento Lumia su cui il Pd non fa mistero di voler convergere, pure per convincere almeno una decina dei trenta senatori cattodem contrari all’adozione (su 112 totali). Gli altri, come ha ricordato ieri in Aula Stefano Lepri, continuano a preferire la via dell’affido rafforzato.
Il pressing in casa democratica in queste ore viaggia dunque in due direzioni: da una parte raccogliere quanto più consenso possibile sulla stepchild, su cui sarà comunque lasciata libertà di coscienza; dall’altra invitare al non voto i contrari irriducibili, per non indebolire il Pd e il governo.
In soccorso del Pd non arriveranno gli alleati centristi: da Ap-Ncd l’unico che ufficialmente ha dichiarato di essere favorevole al ddl resta Paolo Bonaiuti, lo storico portavoce di Berlusconi poi trasmigrato tra gli alfaniani. Ma qualcuno confida che altri 4-5 senatori potrebbero seguirlo.
Qui si complicano i giochi. Perché se il sostegno dei verdiniani di Ala è praticamente assicurato, con 18 voti su 19 favorevoli pure all’adozione, come ha tenuto a chiarire Lucio Barani («Noi verdiniani siamo il salvagente di Renzi, senza di noi non si possono fare le riforme»), quello del M5S non è ritenuto altrettanto affidabile. È vero che soltanto in due - Sergio Puglia e Ornella Bertorotta - si sono detti apertamenti contrari all’articolo 5, ma la tenuta degli altri 31 (due non votano perché in maternità) non è scontata. Soprattutto nel segreto dell’urna, con la libertà di coscienza decisa da Beppe Grillo, la tentazione di tendere un agguato al Pd potrebbe essere forte.
Gli altri voti certi a favore dell’intero ddl sono 20 dal Misto (i senatori di Sel e gli ex M5S), una decina dalle Autonomie (che però contano 7 contrari) e qualcuno da Forza Italia: oltre alla vicepresidente vicaria del gruppo in Senato, Annamaria Bernini, che ha espresso in Aula il suo orientamento favorevole anche «per contenere un gap con il resto d’Europa», dovrebbero essere almeno altri 4 a sostenere il provvedimento, adozioni comprese. Qualcuno, dal Pd, spera che siano addirittura più di una decina.
La pattuglia di chi non vuole sentir parlare di adozioni (tra Ap-Ncd, i fittiani di Conservatori e Riformisti, la Lega Nord, alcuni senatori del Misto e delle Autonomie) alla fine, compresi i 20 del Pd che potrebbero decidere di votare no all’articolo 5, si fermerebbe a 139. Ma la geometria della maggioranza è troppo variabile per fare previsioni certe. E in Aula, se domattina non andrà in porto l’accordo Pd-Lega sugli emendamenti, tutti i finali restano aperti.