il manifesto 9.2.16
Israele penetra l’ala militare di Hamas
Gaza.
Mahmoud Eshtiwi, l'ufficiale delle Brigate Ezzedin al Qassam
giustiziato due giorni fa a Gaza, nel 2014 avrebbe rivelato ai servizi
segreti israeliani il nascondiglio di Mohammed Deif, leader storico
dell'elite militare del movimento islamico palestinese. In Qatar intanto
proseguono i negoziati da Fatah e Hamas
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
«Hamas non può ammettere che la sua ala armata, la sua elitè militare
sia stata infiltrata dai servizi segreti israeliani. Quell’ufficiale
delle Brigate Ezzedin al Qassam è stato giustiziato perchè lavorava per
Israele». La nostra fonte a Gaza – che ha chiesto di rimanere anonima –
spiega così l’esecuzione, due giorni fa, di Mahmoud Eshtiwi, arrestato
un anno fa per «condotta morale e comportamentale sbagliata». A Gaza
pochi credono alla versione ufficiale fornita dal movimento islamico nel
breve comunicato su twitter diffuso l’altro giorno. Così come appaiono
poco credibili le motivazioni date dalla famiglia secondo la quale
Eshtiwi sarebbe stato messo a morte per aver criticato un suo superiore.
«Nulla di tutto ciò» ci dice la nostra fonte «Il caso di Eshtiwi è
eccezionale perchè riguarda la più impenetrabile delle strutture
militari non solo di Hamas ma di tutte le organizzazioni armate
palestinesi. È un fatto eccezionale».
Hamas, che controlla Gaza
dal 2007, negli ultimi anni ha eseguito le condanne a morte di diversi
palestinesi accusati di aver passato informazioni ai servizi segreti
israeliani, suscitando le proteste dei centri per i diritti umani.
Quella di Eshtiwi è stata subito condannata da Human Rights Watch. I
media locali e internazionali durante “Colonna di Nuvola” e “Margine
Protettivo”, le (devastanti) offensive militari israeliane contro Gaza
del 2012 e del 2014, mandarono in onda le immagini di fucilazioni e
uccisioni di presunti collaborazionisti di Israele. Questo caso però è
più grosso. Perchè Hamas deve fare i conti con un tradimento che sarebbe
avvenuto nella sua struttura più affidale ed efficiente, tra i uomini
più fedeli e motivati.
Le Brigate Ezzedin al Qassam non sono
soltanto una forza militare ben addestrata e pronta al sacrificio – lo
stesso esercito israeliano nel 2014 sottolineò la preparazione al
combattimento raggiunta dal braccio armato di Hamas – perchè ha anche il
potere di ultima parola su temi strategici come l’esito di trattative
con Fatah o, dietro le quinte, con Israele e sullo “status futuro” di
Gaza. Nell’agosto del 2014 non furono il capo politico di Hamas in
esilio Khaled Mashaal e quello a Gaza Ismail Haniyeh ma il comandanto di
Ezzedin al Qasam a dare via libera alla tregua con Israele negoziata
dall’Egitto. Ecco perchè una talpa nell’elite militare di Hamas fa
clamore, certo molto più di quella scoperta qualche settimana fa a
Ramallah nell’ufficio del capo dei negoziatori dell’Olp, Saeb Erekat.
Eshtiwi avrebbe addirittura indicato a Israele l’edificio dove
nell’estate del 2014 si nascondeva Mohammed Deif, il leader storico di
Ezzedin al Qassam. Israele bombardò il palazzo uccidendo la moglie e una
figlia di Deif ma del comandante militare di Hamas non si è mai
conosciuta la sorte, anche se è opinione diffusa che sia sfuggito alla
morte.
L’esecuzione di Eshtiwi ha fatto passare in secondo piano i
negoziati ripresi in Qatar per la riconciliazione tra Fatah e Hamas.
Trattative che si svolgono in un clima di profondo scetticismo, visto
che le due principali organizzazioni palestinesi da nove anni cercano di
riannodare i rapporti ma la frattura resta insanabile. Nell’aprile di
due anni fa le due parti annunciarono una “storica riconciliazione” e
due mesi dopo diedero vita anche ad un governo di consenso nazionale
palestinese – suscitando le ire di Israele – che però non ha mai esteso
la sua autorità anche alla Striscia di Gaza, per ragioni poco chiare.
Fatah accusa gli islamisti di non voler rinunciare al controllo
esclusivo della Striscia. Hamas ribatte che i rivali non sono
sinceramente interessati alla condizione di Gaza ma, al contrario,
sarebbero a favore della chiusura della Striscia praticata da Israele ed
Egitto perchè sperano nel crollo del movimento islamico. Ad accedere
una timida speranza tra i palestinesi – che invocano la riconciliazione
nazionale e la fine della spaccatura politica tra Cisgiordania e Gaza – è
la mediazione del Qatar che starebbe esercitando pressioni fortissime
su Fatah e Hamas per arrivare ad un accordo vero e applicabile. Per Doha
risolvere la crisi interna palestinese significherebbe un successo di
grande importanza nella competizione diplomatica e di consolidamento di
aree di influenza che i qatarioti portano avanti con i cugini-rivali
dell’Arabia saudita.