il manifesto 5.2.16
Il governo cieco dei prefetti di Roma
di Paolo Berdini
La
cecità dei numerosi prefetti che governano Roma inizia a preoccupare.
Le famiglie che ieri hanno tentato di occupare un edificio in via
Ostiense provenivano da un altro sgombero attuato poco tempo fa. Prima
cecità: chi governa la capitale non si fa evidentemente carico delle
sacrosante esigenze di coloro che non hanno altra alternativa tra
costruirsi una baracca di fortuna tra gli argini fluviali o tentare una
disperata occupazione. Pochi mesi fa era stato Papa Francesco che aveva
visitato uno dei tanti luoghi di baraccamenti di fortuna a ponte
Mammolo. Anche lì lo sgombero avvenne senza alcuna pietà. Una classe
dirigente degna di questo nome deve farsi carico delle esigenze di tutta
la società, in particolare della parte più svantaggiata.
La
seconda cecità è – se possibile- ancora più grave. Il prefetto Tronca ha
il merito di aver denunciato lo scandalo delle case pubbliche assegnate
con intollerabile discrezione e a prezzi di saldo. In realtà negli
ultimi due anni si erano susseguite denuncie da parte di chi crede
ancora che la politica sia un servizio al bene comune. Il gruppo
capitolino dei 5stelle aveva più volte denunciato la gestione del
patrimonio e non fu ascoltato. Il consigliere Riccardo Magi aveva
denunciato lo sperpero dei soldi pubblici per tenere in vita i campi
rom. Anche lui non fu ascoltato e solo lo scandalo mafia capitale
scoperchiò il verminaio.
Merito dunque a Tronca di aver reso
pubblica la questione degli alloggi, ma spiace dover rimarcare che sono
state additate al pubblico ludibrio al pari dei galoppini della politica
che intercettano immobili per loro stessi o per le loro onlus, anche
famiglie di modeste condizioni sociali che hanno l’unico torto di aver
abitato per decenni in alloggi che hanno contribuito a migliorare. La
cultura del tutti colpevoli rischia di portare all’ennesima assoluzione
dei responsabili.
C’è infine la terza cecità dei prefetti. O per
meglio dire, il loro strabismo. Da anni vengono denunciati altri
scandali giganteschi nel settore immobiliare. Il Comune paga da sempre
cifre intollerabili alla grande proprietà immobiliare per dare
assistenza abitativa a centinaia di famiglie in stato di bisogno. Negli
ultimi anni paghiamo annualmente 25 milioni di euro ai vari Armellini,
Bonifaci e compagnia di giro per far vivere in veri e propri ghetti le
persone socialmente fragili. Il comune di Roma paga anche milioni di
euro per affittare spazi per uffici.
In questo caso ai soliti noti
dobbiamo aggiungere l’ente Eur che viene generosamente beneficiato dal
comune di Roma e dalle sue tante aziende di scopo come Risorse per Roma.
Si potrebbe utilizzare l’immenso patrimonio comunale o pubblico
inutilizzato e stupisce molto il rigoroso silenzio della comitiva dei
prefetti: forse il rigoroso ripristino della legalità si ferma di fronte
ai santuari degli intoccabili?
E così torniamo a via Ostiense. Se
non si vuole soffiare sul fuoco e svolgere un reale ruolo di governo si
apra un ragionamento con il mondo dei senza volto che da anni passano
da un’occupazione all’altra e da uno sgombero all’altro. Si scoprirà che
ci sono persone e bambini che hanno diritto ad avere una speranza di
vita come tutti gli altri. Una città abbandonata a se stessa e data in
appalto alle imprese di mafia capitale ha necessità di ritrovare una
speranza.
E in attesa che con le prossime elezioni venga
ripristinata la democrazia, anche in questo periodo di transizione ci
aspetteremmo maggiore lungimiranza: c’è un vasto patrimonio pubblico
inutilizzato che potrebbe essere prezioso. In Europa lo utilizzano per i
rifugiati: perché non fare lo stesso?