il manifesto 3.2.16
Israele demolisce 24 case palestinesi a sud di Hebron
Cisgiordania
occupata. I bulldozer dello Stato ebraico sono entrati in azione a
Khirbet Jenbah lasciando 12 famiglie (circa 80 persone) senza riparo. Si
tratta del provvedimento più ampio eseguito in quella zona negli ultimi
dieci anni.
di Michele Giorgio
GERUSALEMME
L’esercito israeliano ha revocato il blocco di Ramallah attuato da
domenica pomeriggio fino a ieri mattina, in risposta all’attacco
compiuto da un agente della polizia palestinese (poi ucciso) vicino alla
colonia di Bet El (tre soldati feriti). La situazione è migliorata per i
movimenti della popolazione civile ma la tensione resta alta. In quella
zona un ragazzo palestinese di 14 anni ieri è stato ferito gravemente
dal fuoco di soldati israeliani a Jabal al Tawil, una località a ridosso
dell’insediamento colonico di Psagot divenuta nelle ultime settimane
uno dei principali punti di scontro tra militari e giovani palestinesi.
Si
intensificano anche le demolizioni di case palestinesi. Le forze armate
israeliane hanno distrutto ieri 24 abitazioni a Khirbet Jenbah, a sud
di Hebron lasciando 12 famiglie (circa 80 persone) senza riparo. Si
tratta del provvedimento più ampio eseguito in quella zona negli ultimi
dieci anni. E a questo potrebbero seguire presto abbattimenti di altre
case “illegali” anche Khirbet al Halawah. Con ogni probabilità dopo il 9
febbraio, data entro la quale la Corte Suprema israeliana farà
conoscere la sua decisione rispetto al ricorso presentato dai legali
delle famiglie palestinesi minacciate dal provvedimento. Tutta
quest’area è al centro di uno scontro legale che dura da diversi anni,
causato anche dalla presenza della cosidetta “zona di tiro 918”, un
enorme poligono di tiro usato dall’Esercito, e di insediamenti ebraici
che ospitano in prevalenza i coloni israeliani più estremisti. Tutti i
1.500 palestinesi che abitano nella “zona di tiro 918” rischiano
l’espulsione. Ieri due case palestinesi “abusive” sono state demolite
anche a Gerusalemme Est.
La ripresa, forte, delle demolizioni di
case palestinesi “abusive” secondo alcuni sarebbe una risposta di
Israele alle recenti uccisioni di alcuni coloni ebrei a sud di Hebron.
E’ possibile che la determinazione con la quale ieri le forze israeliane
hanno abbattuto le case di Khirbet Jenbah, rappresenti anche un
messaggio all’Unione europea. In questa zona come in altre dell’Area C,
l’Ue ha finanziato progetti per migliorare le condizioni di vita della
popolazione palestinese suscitando le proteste del governo Netanyahu.
Mentre chiede a palestinesi e coloni il rispetto della legalità, Israele
non tiene conto delle leggi internazionali che vietano la costruzione
di insediamenti colonici. Non solo. Spesso i coloni violano la stessa
legge israeliana pur di raggiungere i loro obiettivi. Un giornalista
israeliano, Raviv Drucker, ha raccontato ieri sera in un servizio per la
sua tv, Canale 10, che dietro all’edificazione di 14 di 15 avamposti
ebraici ci sono documenti falsificati e truffe. Per anni, ha denunciato
Drucker, la polizia israeliana non ha mosso un passo per accertare falsi
nelle vendite di terre da parte di palestinesi. Una società dal nome
arabo (al Watan) coinvolta in diverse transazioni era gestita in realtà
da un esponente del movimento dei coloni molto ben visto nell’ufficio di
Netanyahu.