il manifesto 2.2.16
Editoria: giornalisti de l’Unità senza soldi né asta
di Marina Della Croce
Non
 c’è pace per i giornalisti de l’Unità, né per quelli riassunti dalla 
nuova società editoriale che ha rieditato a luglio scorso la testata 
storica sotto l’egida dell’attuale segretario del Pd Renzi, né per 
quelli che sono rimasti fuori, in cassaintegrazione (circa metà della 
vecchia redazione).
A due anni dalla chiusura del vecchio 
giornale, nessuno dei due gruppi ha ancora visto un euro dei crediti 
accumulati, incluse mensilità non pagate, ferie non godute, 
liquidazioni. Eccezion fatta per alcuni ex direttori e redattori che si 
sono dimessi, in gran parte per andare in pensione.
E ieri a 
Montecitorio il comitato di redazione ha convocato una conferenza stampa
 insieme alla Federazione nazionale della Stampa per denunciare la 
situazione, ulteriormente peggiorata dallo slittamento ancora a data da 
destinarsi dell’asta per l’aggiudicamento della testata alla nuova 
società, attualmente in affitto.
Il nuovo commissario liquidatore 
Giovanni Cabras ha fissato un cronoprogramma su cui sia il Cdr sia 
l’Fnsi hanno molto da obiettare. Ha infatti disposto — «con rammarico»- 
di procedere a licenziamenti collettivi dei dipendenti della vecchia 
azienda in liquidazione — la Nie — non rientrati nel nuovo giornale, una
 trentina di persone, che ora, oltre a aver perso il lavoro, molti in 
età avanzata ma lontani dalla pensione, e ad aver già accettato una 
misera quota del mancato preavviso per facilitare l’accordo per la 
riapertura del giornale renziano, ora rischiano di vedersi togliere 
anche la cigs. Il tutto per risparmiare, nelle intenzioni del 
liquidatore Cabras, un’altra piccola quota del dovuto mancato preavviso.
I
 denari dell’acquisto della testata arriveranno infatti con l’asta, che 
sarebbe dovuta essere a metà febbraio ma ora rischia di slittare di 
quattro o cinque mesi e in cassa, la Nie in liquidazione non ha più 
molti soldi. Colpa delle parcelle d’oro che devono essere pagate per uno
 stuolo di legali, periti, liquidatori e valutatori. Il commissario 
Cabras ha stanziato per il pagamento di queste parcelle 2 dei 3 milioni 
disponibili. La parte restante però consentirebbe di liquidare solo una 
cifra irrisoria dei crediti privilegiati verso i lavoratori.
Ieri 
alla conferenza stampa sono intervenuti i parlamentari Stefano Fassina, 
di Sinistra italiana, e Cesare Damiano, Pd, presidente della Commissione
 lavoro della Camera, i quali hanno detto di voler presentare insieme 
una interrogazione o interpellanza parlamentare per chiedere a Palazzo 
Chigi di sbloccare i fondi per l’editoria destinati alla testata l’Unità
 relativi agli anni 2012,2013 e per i sette mesi di pubblicazioni del 
quotidiano nel 2014. «Si tratta di somme già stanziate e dovute», ha 
detto Damiano. Mentre Fassina ha parlato di «situazione kafkiana» per i 
dipendenti Nie.
Il segretario generale dell’Fnsi Raffaele Lorusso 
ha intanto chiesto e ottenuto un incontro con il commissiario 
liquidatore Cabras per il prossimo 5 febbraio.
Il Cdr chiede che i
 licenziamenti dei cassaintegrati vengano ritirati e che si vada 
all’asta della testata «quanto prima», inoltre chiede alla nuova società
 — l’Unità editrice — di presentare piano industriale ed editoriale del 
nuovo giornale e di «rivedere le somme in pre-deduzione» destinate ai 
professionisti.
 
