il manifesto 26.2.16
La Resistenza senza paternostri e giubilei
Eventi.
«LaiCittà-Viaggio nella Roma anticlericale», una carovana itinerante al
Campidoglio composta da studiosi, storici, urbanisti musicisti e e
teatranti
di Sandro Medici
ROMA Era il febbraio
del 1600 quando Giordano Bruno, «heretico ostinatissimo», venne arso
vivo in Campo de’ Fiori. E sabato prossimo, quattrocentosedici anni
dopo, proprio da quella piazza plebea, proprio laddove venne eretto il
crudele rogo, avrà inizio la manifestazione LaiCittà – Viaggio nella
Roma anticlericale. Una carovana guidata da storici, urbanisti,
musicisti e teatranti girerà tra i vicoli medievali e le piazzette
popolari fin sul colle del Campidoglio michelangiolesco, oggi
tristemente disabitato. Raccontando un’altra storia: quella delle
battaglie sociali e politiche, delle lotte per la libertà, della
Resistenza. Quella «senza paternostri e giubbilei», per dirla come il
ruvido Ciceruacchio.
Si replicherà poi in maggio, da Trastevere,
rileggendo e rivisitando l’arguzia poetica di Giuseppe Gioacchino Belli,
e la terza tappa si arrampicherà sulla collina del Gianicolo,
ripercorrendo gli itinerari della Repubblica Romana, l’indimenticata
stagione di fiammeggianti furori democratici.
L’iniziativa è
organizzata dal quotidiano on-line Popoff e dal collettivo Hierba Mala, e
nel suo piccolo si propone come un contro-giubileo. Che non casualmente
muove i primi passi nel pieno della moratoria quaresimale, glorificando
«saecula saeculorum» quel frate domenicano, filosofo e visionario, che
sfidò la Chiesa nel suo periodo forse storicamente peggiore, scegliendo
di morire («martire et volentieri») pur di continuare «a dire la
verità».
Com’è consuetudine sacrilega e blasfema, sarà una
manifestazione sfacciata e gaudente, oltreché festosamente critica. E
potrà contare anche su un’anticipazione mangereccia, venerdì sera, con
una cena eretica da consumarsi nel covo di Communia (via Scalo San
Lorenzo 23), con annessa serata musicale pagana, in compagnia di Don
Pasta cookin’ dj-set e Ponentino Trio.
Una manifestazione che in
quest’atmosfera sacrestana appare insomma come una ventata fresca e
irriverente. Su questa città dolente eppure ancora vitale, che coltiva
ancora le sue tensioni laiche e civili. Una città che non può tuttavia
ridursi a chiedere solo indulgenze e misericordia.
Roma si sta
spegnendo come un moccolotto all’ultimo respiro, privata dai suoi
impulsi migliori, mortificata nelle sue intelligenze, nella sua
creatività. E lasciata da classi politiche inette e compromesse nelle
sole mani di «preti e guardie». Esattamente come ai tempi del papa re.