il manifesto 23.2.16
Quelle strane forbici sui fondi alla fondazione Basso
Camera. Oggi la decisione in commissione. Un’esclusione sorprendente da parte del Miur. L’ipotesi del ricorso al Tar
di R.D.M.
In
un’intervista a Valentino Parlato di qualche anno fa, Umberto Eco
diceva che negli anni ’70 «l’unica alternativa possibile» per chi
volesse essere di sinistra senza stare con il Pci era, oltre al
manifesto, «il giro di Lelio Basso». Questo patrimonio culturale si è
tramandato per decenni, ma il ministero dell’Università e della ricerca
non sembra riconoscerlo. Per il triennio 2014–2016, infatti, il Miur
alla Fondazione Basso non darà un euro. Alla faccia della sua storia e
della sua attività attuale, con nomi in cda come Fabrizio Barca,
Salvatore Settis, Walter Tocci, Stefano Rodotà.
Questa mattina la
commissione Cultura della Camera dovrà esprimersi sullo schema di
decreto ministeriale che istituisce la tabella triennale 2014–2016 degli
enti privati di ricerca e ripartisce tra di essi lo stanziamento
previsto dal Miur per l’anno 2014. In sostanza, solo oggi si chiede un
parere su un provvedimento che per oltre due anni è rimasto inevaso.
Inoltre, parliamo di contributi statali (pochi) all’attività di ricerca
svolta da Istituti che, sebbene abbiano una forma giuridica privata,
svolgono una funzione di utilità pubblica riconosciuta da un Decreto del
Miur del 2008. La cosa più sorprendente, e deludente, si ricava però
dalla lettura della tabella allegata al provvedimento, dove sono
elencati i 42 Istituti ammessi al contributo: non tanto per le presenze,
ma appunto per un’assenza che appare incomprensibile. Non si trova
infatti traccia della Fondazione Lelio e Lisli Basso (Issoco), della
quale è ampliamente nota, in Italia e all’estero, la fervente attività
scientifica e di ricerca su temi fondamentali per la conoscenza della
società contemporanea svolta da oltre 40 anni in ogni parte del mondo:
dagli studi storici al diritto, dall’antropologia alla filosofia,
dall’economia alla sociologia, fino a comprendere le interazioni con la
dimensione tecnico-scientifica nei campi della bioetica e dell’ambiente,
delle risorse energetiche e delle tecnologie digitali. Sulla base dei
punti fermi dell’interdisciplinarità e della dimensione internazionale,
la Fondazione Basso contribuisce a costruire il discorso scientifico e
culturale sulla democrazia, sui movimenti sociali, sulle più emergenti
contraddizioni del contemporaneo e ha una spiccata e originale vocazione
per la difesa dei diritti fondamentali in Italia, in Europa e nel
mondo. La sua attività nel campo della formazione comprende scuole di
giornalismo e di democrazia politica, corsi di perfezionamento sui
diritti e sui patrimoni culturali. Ha rapporti di collaborazione
scientifica con le università e gli enti di ricerca a tutti i livelli,
su scala locale, nazionale e internazionale.
L’assenza della
Fondazione Lelio e Lisli Basso dall’elenco dei contributi sembra dunque
scandalosa ed è a maggior ragione sorprendente perché figurava nelle
tabelle dei trienni precedenti. Si tratta dunque un’esclusione che, si
ricava dal raffronto delle tabelle, giunge nel momento in cui gli
istituti finanziati, per complessivi 3 milioni di euro, beneficiano di
aumenti fino al 630%. Beninteso, sono sempre pochi soldi, ma che in un
momento di grande difficoltà per gli istituti di cultura rappresentano
pur sempre un aiuto fondamentale e che meriterebbero una gestione più
accorta e basata sugli effettivi riscontri di merito. C’è naturalmente
la possibilità del ricorso al Tar.