il manifesto 23.
Ida Magli
L’antropologa scomoda
Ritratti.
È morta a 91 anni Ida Magli. Scrisse testi fondamentali sul
matriarcato, la sessualità, l'iconografia della Madonna e la storia
laica delle donne religiose. Negli ultimi anni, aveva radicalizzato il
suo pensiero, abbracciando posizioni reazionarie
di Alessandra Pigliaru
Figura
controversa e complessa del panorama italiano, l’antropologa e
scrittrice Ida Magli è scomparsa a Roma all’età di 91 anni. Per chi ne
abbia letto i numerosi testi, in particolare quelli pubblicati tra la
fine degli anni Settanta e gli inizi degli anni Novanta, dedicati ad
argomenti liminari al femminismo – è difficile individuare la ragione
che, negli ultimi venti anni, l’ha spinta verso un passo reazionario.
Sarebbe tuttavia riduttivo collocarla alla svelta nella deriva
antieuropeista che in tempi recenti ha abbracciato anche se, in tutta
onestà, potrebbe essere questo uno dei motivi che l’ha resa poco
attraente soprattutto alle generazioni di giovani studiose che, con i
testi, si confrontano. Ma per capirne il quadro completo e l’eredità che
ha lasciato a chi si misura con i senso parlante dei testi, bisogna
fare un necessario passo indietro, ne sono convinte in molte che di
Magli hanno ascoltato quelle mirabili lezioni di Antropologia culturale
alla Sapienza di Roma fino al suo pensionamento nel 1988.
Tra
quelle allieve spicca Loredana Lipperini che, quando la notizia della
scomparsa della professoressa Magli è stata diffusa, ha affidato ai
social network parole tanto affettuose quanto colme di gratitudine per
averle insegnato una curvatura dello sguardo ineguagliabile. Ed è forse
su questo che ci si potrebbe soffermare, non per espungere i testi dal
portato biografico ma per evitare di renderla una intellettuale
rubricata semplicisticamente e rapita dalle destre; perché cioè le vada
riconosciuto ciò che ha fatto, ovvero individuare alcuni elementi
essenziali e spesso scomodi al dibattito antropologico e femminista
contemporaneo e che poi hanno retto la parte centrale della sua
esistenza.
In realtà, la storia tra Ida Magli e il femminismo è
stata piuttosto intermittente, e questo nonostante abbia avuto da sempre
il chiaro desiderio di seguirne il passo a giudicare dai passaggi che
le sono stati cari.
Basti pensare a volumi come Matriarcato e
potere delle donne (1978), in cui compaiono alcuni passi sulle società
matriarcali e una inedita traduzione del poderoso testo Das Mutterrecht
di Bachofen. Solo due anni prima, aveva fondato la storica rivista dwf.
È
del 1982 La femmina dell’uomo e poi c’è lo studio in cui si concentra
su Santa Teresa di Lisieux. Una romantica ragazza dell’Ottocento (1994),
quello su La Madonna (1987), fino a un’interessante edizione
aggiornata, dieci anni dopo, La Madonna, dalla Donna alla Statua;
cruciale è stato La sessualità maschile (1989) e il suo studio sulla
Storia laica delle donne religiose (1995).
Insieme ai testi forse
più conosciuti vi è stato l’impegno costante verso l’antropologia che ha
percorso sempre con disinvoltura e originalità di posizioni. È suo il
più generale manuale di Introduzione all’antropologia culturale (1983)
così come si deve a lei la fondazione e direzione (dal 1989 al 1992)
della rivista Antropologia culturale.
Il nodo sessualità-religione
è stato per Magli uno dei più frequentati, là dove entrambi i punti
sono stati sempre interpretati con una certa ritrosia anche nella
discussione politica pubblica.
Ida Magli in realtà, come ricorda
Lea Melandri, che abbiamo raggiunto per telefono, è stata precorritrice
lucidissima di alcuni snodi fondamentali: «Certo, non si può leggere
solo parzialmente, bisogna guardarla nel suo intero e in quanto è stata
capace di offrirci alla lettura. È rimasta sempre abbastanza in
disparte, ma il femminismo l’ha intersecato; forse non è stata così
riconosciuta come avrebbe meritato, e molto ci possono raccontare ancora
i suoi libri; vi sono per esempio frammenti folgoranti, coraggiosi che
mettono in chiaro alcuni aspetti forti: sessualità, immaginario e
fantasie maschili sui corpi delle donne e il grande nodo religioso».
Melandri prosegue citando alcuni passaggi cruciali, per esempio quelli
che attengono il corpo delle donne, la sessualità e il potere che
disciplina i corpi fino a diventare violenza.
Su quest’ultimo
punto, infatti, anche la stessa attenzione di Melandri si è soffermata.
«Ho letto e riletto alcuni suoi frammenti perché penso ci siano
preziosi. Non sono stati mai scontati e andrebbero ascoltati. Ma penso
anche alla lezione sulla storia laica delle religiose, un lavoro
straordinario che andrebbe accolto con maggiore generosità».