il manifesto 20.2.16
Chomsky: «La destra Usa un pericolo per la specie umana»
Intervista.
Lo scrittore e filosofo statunitense su "global warming", guerre Nato e
presidenziali. «Con le politiche dei Repubblicani il rischio di una
guerra mondiale è molto serio»
intervista di Patricia Lombroso
«La
specie umana è di fronte a una situazione che non ha precedenti nella
storia dell’homo sapiens. Siamo al bivio di una situazione mai
verificatasi prima: e molto presto dovremo decidere se vogliamo che la
specie umana sopravviva in qualcosa che abbia le sembianze
dell’esistenza che conosciamo, o se vogliamo creare una devastazione
planetaria così estrema da non poter neppure immaginare cosa ne potrebbe
emergere».
È con terrificante lucidità e pessimismo che un autore
e filosofo del livello di Noam Chomsky testimonia, per la prima volta
in tanti anni di interviste, il cinico imbarbarimento globale della vita
umana nel caos di distruzione senza fine né alternative.
Qual è
la sua opinione sulla decisione della Corte Suprema Usa, con l’ultimo
imprimatur di Scalia, che con un voto di maggioranza ha bloccato ogni
tentativo legislativo dell’amministrazione Obama di limitare le
disastrose conseguenze del “global warming”?
La decisione è molto
importante ed è gravissima. I cinque giudici della Corte Suprema
conoscono bene il valore politico di quel voto. Di fatto, lo stesso
comunicato stampa diffuso al termine della votazione sottolinea non a
caso che «questa decisione non ha precedenti nella storia degli Usa».
Ritiene
quindi che si sia trattato di una decisione politica, che esula dal
ruolo giuridico del “balance of power” costituzionale?
Certamente.
I cinque giudici repubblicani sono la Corte Suprema. E ora con la morte
di Scalia nulla cambierà. Il voto di maggioranza repubblicano elimina
ogni futuro passo giuridico per una corte di appello ed elimina tutti i
giudizi dei tribunali che hanno preceduto questa decisione. Il loro
messaggio ai partecipanti alla conferenza di Parigi è, in pratica,
“andate a quel paese”. Non che la conferenza di Parigi avesse conseguito
un granché nel limitare il global warming, ma va tenuto presente che il
problema più spinoso e difficile era ottenere che gli accordi presi tra
governi fossero vincolanti per un trattato internazionale. E la Francia
ben sapeva che il Partito repubblicano non avrebbe mai ratificato in
senato accordi vincolanti per il proprio governo. Per conseguenza i
cinque giudici repubblicani che sono la Corte Suprema hanno praticamente
espresso, con la loro decisione, quel che pensano della rapida corsa
verso la distruzione del pianeta e della specie umana.
Possono ignorare (a loro discapito) le gravi ripercussioni economiche e sociali di questa scelta?
I
leader repubblicani conoscono le conseguenze quotidiane delle epocali
migrazioni di intere popolazioni da un emisfero all’altro, come non si è
mai verificato nella storia. Sanno anche della distruzione di quella
parte del mondo che conosciamo come civilizzato e dei rischi che questo
comporta, ma ogni candidato in lizza per la corsa alla Casa Bianca nella
campagna presidenziale odierna nega ogni evidenza degli effetti del
global warming e non ha intenzione di far nulla. Il Partito repubblicano
odierno, vorrei aggiungere, costituisce una delle organizzazioni più
pericolose nella storia dell’umanità.
Perché questa mentalità di
estrema destra repubblicana, oggi in America, la spaventa più della
mentalità di estrema destra che percorre l’Europa?
L’estrema
destra in Europa è sì tremenda, ma non tanto da sostenere la necessità
di accelerare la distruzione della vita sul pianeta.
Il bilancio
della Difesa Usa per il 2016–17, approvato la settimana scorsa senza
alcun dibattito a livello congressuale, quadruplica la spesa per
rafforzare gli arsenali Nato e tutelare la “sicurezza” degli alleati
dell’Europa orientale, ai confini con la Russia. Qual è il messaggio?
Certamente
esistono rischi di un aggravarsi di scontri e tensioni strategiche
strumentali tra i paesi appartenenti alla sfera d’influenza russa e le
zone di influenza americana. Ma gli Stati Uniti potrebbero mai accettare
sui propri confini quanto sta avvenendo su quelli della Russia? Sarebbe
pensabile un dispiegamento di missili Nato al confine con il Canada e
il Messico? Verremmo tutti inceneriti. Questo ulteriore potenziamento
della Nato ritengo che costituisca una strategia, una provocazione
geopolitica molto pericolosa. Concordo in questo con quanto sosteneva
durante la Guerra Fredda George Kennan, secondo il quale il «deterrente
nucleare» avrebbe creato le basi di un confronto terminale per
l’esistenza dell’intera umanità. Non è un’esagerazione, sono in corso
forti tensioni ed esempi recenti, come l’abbattimento del jet russo da
parte della Turchia, sono segnali che potrebbero esplodere in un
confronto nucleare.
Vuol dire che guerre sempre più estese implicano il rischio di una Terza Guerra mondiale?
Non
sarebbe la prima volta in cui siamo stati sull’orlo di un conflitto
nucleare. Intendiamoci, qualsiasi sia la provenienza di un attacco
nucleare significa la fine della specie umana. Uno scontro fra due
superpotenze comporta quello che viene chiamato nuclear winter. Una
tragedia di proporzioni catastrofiche. Questo oggi mi fa pensare a
quanto disse Einstein quando gli venne chiesto quale arma sarebbe stata
usata, nella prossima guerra, dopo il nucleare. Rispose che l’unica arma
che sarebbe rimasta a disposizione dell’uomo era un ascia di pietra. Il
rischio di una guerra mondiale è molto serio.
Ritiene che i
leader della globalizzazione abbiano una strategia oppure il tentativo
di generare una catastrofe “controllata” gli è sfuggito di mano?
Si
dovrebbe vivere sotto una pietra per non rendersi conto dei danni
provocati. L’industria “fossile” da decenni è consapevole delle
conseguenze devastanti della politica industriale fondata sul petrolio.
Gli executives della Exxon-Mobil non sono stupidi, bensì dediti a una
specifica ideologia di massimalizzazione dei profitti e delle quotazioni
azionarie. Tutto il resto ha un valore insignificante rispetto a
questo. È come per i credenti nei vari fondamentalismi, siano essi
evangelici cristiani o estremisti islamici. Sono come dogmi religiosi
dinanzi ai quali non esiste né dubbio né argomentazione. Sappiamo tutti
che è molto facile non dar credito a quanto ci conviene credere come
verità, ma in questo caso il rifiuto di voler credere all’evidenza dei
fatti storici comporta conseguenze letali.
In tale disastroso contesto, quali rischi corriamo nel 2016, anno di elezione del prossimo presidente degli Stati uniti?
I
rischi sono serissimi. Se i commenti dei leader repubblicani in lizza
per la presidenza corrispondono alla realtà che verrà dalla futura Casa
Bianca, dobbiamo aspettarci un vero disastro e cioé: ignoriamo il global
warming, stracciamo gli accordi sul nucleare raggiunti con l’Iran,
aumentiamo la nostra Potenza militare, interveniamo con maggiore
aggressività e determinazione nel resto del mondo malgrado i rischi di
scatenare una guerra mondiale. Se un paese con il potere degli Stati
Uniti avalla queste strategie politiche, le probabilità di sopravvivenza
della specie umana sono ridotte al minimo.