il manifesto 19.2.16
Corte dei Conti: «Un insuccesso chiamato spending review»
Austerità.
I tagli alla spesa pubblica ricadono sui cittadini e i servizi
pubblici. Il presidente della Corte dei Conti Raffaele Squitieri: Il
presidente Squitieri precisa: «Mi riferivo ai tagli fatti in passato».
Ma per la politica slide&tweet di Renzi ci sarà poca
flessibilità dal 2016. Governo ridotto all'angolo dalle politiche di
austerity
di Roberto Ciccarelli
Il presidente
della Corte dei Conti Raffaele Squitieri ha precisato: i tagli alla
spesa praticati in maniera orizzontali negli anni dell’austerità (da
Berlusconi) sono stati inefficaci e inefficienti, hanno danneggiato la
qualità della vita dei cittadini. Dura la vita con sempre meno servizi
pubblici e un sistema sanitario malmesso, in effetti. «La Corte dei
Conti boccia il governo Renzi per la spending review. Peccato che si
riferisse ai governi precedenti. Il sogno dei polemisti è sfumato» ha
scritto su twitter uno dei corazzieri renziani, il senatore Pd Andrea
Marcucci.
La relazione di Squitieri è rigorosa e, a tratti,
spietata quando denuncia la carenza cognitiva sui contenuti dei tagli da
parte di chi li ha istruiti e realizzati. La sua precisazione è servita
a poco. In pochi minuti si è smarrita nel blob mediatico e la critica
dei tagli (passati) si è sommata alla valanga che sta smottando su
Renzi, complici anche articoli non benevoli pubblicati sul Financial
Times o New York Times.
Le opposizioni sono andate all’attacco.
«Una foto impietosa: le slide e i tweet di Renzi non riescono più a
mascherare la verità» hanno detto i parlamentari del Movimento 5 Stelle.
«Pesante bacchettata al governo» ha sostenuto Maria Stella Gelmini
(Forza Italia), la ministra rimasta silente mentre il suo governo
tagliava otto miliardi alla scuola e uno all’università. «Bocciatura
secca per Renzi: sono stati colpiti alla cieca servizi essenziali per i
cittadini» (De Petris, Gruppo Misto-Sel al Senato).
Più sfumate le
reazioni dei sindacati che estendono la critica alle politiche di
austerità: «La politica della spending review ha prodotto un calo dei
servizi — ha detto il segretario Cgil Susanna Camusso — Oggi bisogna
investire sulle politiche sociali e di cittadinanza». «Se si aggiunge la
lentezza della giustizia — ha osservato Carmelo Barbagallo, segretario
Uil — il quadro non è per nulla incoraggiante». «Ma se il governo vuole
davvero riorganizzare la macchina statale e rivedere i meccanismi
perversi della spesa pubblica rinnovi i contratti pubblici scaduti da
sette anni» aggiunge il segretario Cisl Anna Maria Furlan.
Non è
certo che questa sia esattamente la strada scelta dal governo che ha
tagliato le tasse sulla prima casa creando smottamenti e voragini nei
bilanci di enti locali e regioni. I fallimenti delle spending review, a
cominciare da quella rovinosa di Tremonti si riflettono oggettivamente
su Palazzo Chigi che ha perso un commissario come Roberto Perotti,
lasciando Yoram Gutgeld con il cerino in mano.
I renziani ormai
giocano in difesa. Cercano la zampata, ma sono solo carezze. Il
vice-ministro all’Economia Enrico Zanetti ha cercato di mostrare i
meriti, si fa per dire, dell’esecutivo nello speciale campionato del
taglio, pardon: «razionalizzazione». In due anni avrebbero tagliato 25
miliardi di euro. «Non esattamente noccioline» ha gonfiato il petto
Zanetti. In attesa delle slide, la sanità soffre: il taglio — pardon:
«razionalizzazione» — da 2,35 miliardi quest’anno, 1,33 miliardi agli
acquisti di beni e servizi e dispositivi medici. Il resto delle risorse
dovrebbero derivare dalla stretta sulle prestazioni di specialistica
ambulatoriale. Ieri i sindacati dei medici hanno visto il ministro della
Salute Beatrice Lorenzin, ma hanno confermato lo sciopero record di 48
ore del 17 e 18 marzo.
Qualcosa sul futuro della «Renzinomics» la
magistratura contabile l’ha detta. «I margini di flessibilità acquisiti
in Europa sono interamente utilizzati nella manovra per il 2016. Nei
prossimi anni i margini di risparmio dal lato delle spese potrebbero
rivelarsi limitati». In altre parole, non ricominciare a fare tagli
lineari su un welfare esausto sarà un’impresa. Interessante la risposta
del presidente della Commissione Bilancio della Camera Francesco Boccia
(Pd) che ha detto di «condividere» l’analisi di Squitieri: «Il taglio
qualitativo della spesa pubblica è un obiettivo del governo — ha detto —
L’obiettivo otterrà un impulso dalla riforma che supererà il ricorso
alle clausole di salvaguardia rendendo più vincolanti i tagli alla spesa
pubblica». Si va verso un rafforzamento dei tagli mentre, lentamente,
il cerchio dell’austerità si sta chiudendo sullo story-telling contro
gufi e porta-sfiga.