mercoledì 10 febbraio 2016

il manifesto 10.2.16
«No al verticismo». Alla camera i dubbi sul nuovo partito
Sinistra italiana. Sei deputati attaccano sull'evento Cosmopolica, il battesimo del 'soggetto': poca condivisione, anzi nessuno ne sa nulla
di Daniela Preziosi

Discussione «franca e leale», come si dice a sinistra quando qualcosa non va, ieri mattina nel gruppo dei deputati di Sinistra italiana. Si avvicina la data del big bang del nuovo soggetto ma qualche parlamentare è ancora scettico sull’appuntamento. In discussione non c’è la necessità o l’opportunità di tenere a battesimo in tempi rapidi il nuovo partito: il passo era stato annunciato già il 7 novembre scorso, quando i deputati di Sinistra ecologia e libertà, accogliendo quattro ex Pd (D’Attorre, Fassina, Folino, Gregori) ed altri di ritorno dal gruppo misto (Claudio Fava) ha cambiato nome in Sinistra italiana annunciando «l’inizio di un processo».
Ora il processo procede, e nelle tre giornate dal 19 al 21 febbraio al Palazzo dei congressi di Roma nascerà la nuova creatura. L’evento ha il nome immaginifico di «Cosmopolitica» (info su www.cosmopolitica.org, presto sarà in linea una piattaforma digitale che gli organizzatori descrivono con entusiasmo). Ma non tutto fila liscio in sala travaglio. Già due senatori, il sardo Luciano Uras e il pugliese Dario Stefàno, hanno pubblicamente espresso la loro resistenza a entrare nella nuova casa. Ieri invece alla camera sono stati almeno sei i deputati a avanzare altri dubbi su come viene organizzato l’evento. E su dove va a parare. L’accusa, in soldoni, è di «gestione verticistica» delle tre giornate, ed è rivolta a Nicola Fratoianni, coordinatore di Sel e uno degli uomini-macchina dell’evento. Si lamenta la «mancanza di condivisione», «di un processo partecipato», «di un progetto politico chiaro». Come verrà scelto il comitato dirigente provvisorio che uscirà dalle tre giornate? È vero che gli organizzatori giurano che tutto sarà deciso in quelle tre giornate: ma sarà proprio così?
C’è chi giura che non si tratta della rivendicazione del «partito delle istituzioni»; ma della segnalazione preoccupata del rischio di involuzione della «cultura politica» di Sel: da partito di governo a versione coeva anzi vintage di un gruppo della sinistra extraparlamentare.
Gli ultras di «Cosmopolitiche» considerano le obiezioni pretestuose. Dietro il malumore ci sarebbe la difficoltà di fondo di accettare «la perdita delle rendite di posizione». Tradotto: la preoccupazione per la poltrona. Perché, spiegano, se la preoccupazione è invece «che il processo sia partecipato, allora quella è di tutti, ma tutti davvero: non solo i parlamentari e quelli che sono qui con noi ma soprattutto quelli che verranno». La discussione è finita con il capogruppo Arturo Scotto che ha tirato le fila e trovato bandolo unitario, dando a tutti appuntamento a tutto il gruppo a stamattina per un volantinaggio a Ostia.
Ma non basterà a tranquillizzare gli animi. Il piccolo partito vira da forza di coalizione di centrosinistra a partito autonomo che ormai fuori ovunque dalle alleanze. A Milano l’ultima discussione è in corso. Resta il ’baluardo’ di Cagliari, ma dopo il voto un pezzo di Sel sarda, coalizzata con i dem, potrebbe ’autonomizzarsi’ dalla casa madre. Per non parlare della prospettiva delle elezioni politiche, quando arriveranno: l’Italicum non premia le coalizioni ma la lista che vince. Quindi non ci sarà nessuna alleanza con il Pd.
È qui la scommessa anche istituzionale del nuovo soggetto. O, detto con le parole dei perplessi, il salto nel buio: la pattuglia dei parlamentari e il battaglione degli amministratori sarà ridotto di molto, nel migliore dei casi. Nell’ultima assemblea nazionale perplessità sono state espresse anche dai rappresentanti dei mitici «territori», dal Friuli all’Emilia Romagna, alla Liguria, alla Calabria.