Il Fatto 26.2.16
Il flop di Polo-Expo
Non lo dice un gufo ma Elena Cattaneo
di Gianni Barbacetto
Elena
Cattaneo ha polverizzato in un attimo il progetto “petaloso” di Matteo
Renzi. Con il suo articolo, pubblicato ieri in prima pagina da
Repubblica, ha distrutto in un sol colpo la mirabolante promessa del
presidente del Consiglio di costituire da qui al 2040, sull’area Expo,
un fantastico “polo di ricerca di rilevanza mondiale” su genoma,
alimentazione, big data, malattie neurodegenerative, con sette centri e
1.500 ricercatori: lo Human Technopole. Puro storytelling, lo ha
liquidato Cattaneo, che ha paragonato Renzi al pifferaio magico di
Hamelin protagonista della favola dei fratelli Grimm. “Propaganda
politica”, “spettacolarizzazione che tutto divora, compresa la speranza
dei più giovani”. Il fatto è che Elena Cattaneo non è un gufo
qualunque. È la ricercatrice italiana più nota nel mondo, ha lavorato
in Italia e all’estero proprio su genoma e cellule staminali e per i
suoi meriti scientifici è stata nominata senatore a vita. Le scelte di
Renzi sono insensate, ha scritto ieri. Il polo scientifico sull’area
Expo è solo “uno spot che svilisce la ricerca”, uno sfavillante
teatrino messo in scena da un governo che da una parte promette un
miliardo e mezzo in dieci anni a un centro di diritto privato
(l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova), senza gare pubbliche,
senza valutazioni indipendenti, senza libera competizione, senza
trasparenza sulle assegnazioni, senza controlli, trasformando il vertice
di Iit in un Re Mida a cui ogni studioso, ogni centro di ricerca, ogni
università dovrà pagare pegno se vorrà avere accesso ai fondi ed
essere coinvolto nei suoi programmi; dall’altra rende agonizzante la
ricerca pubblica, lesinando i fondi, disperdendoli in briciole,
erogandoli a singhiozzo.
UNA BOCCIATURA senza appello allo
schizofrenico sistema di finanziamento della ricerca italiana. Pochi
soldi ai tanti ricercatori dei diversi progetti (Prin, Firp...) e tanti
soldi a un centro che “deciderà a chi e come distribuire i
finanziamenti, quali spazi assegnare e a chi”. Mentre “le collaborazioni
tra idee e gruppi sono abituali nella scienza e si sanciscono ‘alla
pari’ senza svendere le proprie idee a intermediari dell’erogatore
pubblico”. La verità che questa scelta è stata fatta perché era la
più comoda: invece di dare vita alla “Agenzia nazionale della ricerca”,
attesa da dieci anni, è stato più facile coinvolgere Iit, che è un
centro controllato direttamente dal governo e che dopo il primo decennio
di vita era alla ricerca di una sua vocazione per diventare adulto.
Nasce per caso, lo Human Technopole, in uno studio di talk show
televisivo. Il ministro Maurizio Martina era stato chiamato a parlare di
Expo. Tra gli ospiti c’era anche Roberto Cingolani, il brillante
direttore scientifico di Iit. Martina era, come tutti i rappresentanti
delle istituzioni pubbliche coinvolte in Expo – governo, Comune di
Milano, Regione Lombardia – alla disperata ricerca di una soluzione per
il dopo Expo. Per l’evento del 2015 erano state comprate aree private,
per la prima volta nella storia delle esposizioni universali. Valevano
20 milioni, le avevano pagate 200. I soldi dovevano rientrare rivendendo
l’area ai privati, ma l’asta nel novembre 2014 era andata deserta. Che
fare? Cingolani fa il suo mestiere, non si lascia sfuggire l’occasione.
Strega il ministro con progetti futuribili e mirabolanti. Intanto a
Renzi aveva parlato l’amico Marco Carrai, affascinato da Francesco
Micheli. Ricerca, genoma, futuro: ecco l’idea per “mettere una toppa
glamour al dopo Expo”. A dirlo, ora, è Elena Cattaneo, mica un gufo
qualsiasi.