Corriere La Lettura 7.2.16
I «geometri» babilonesi che studiarono Giove
Concetti
astratti di matematica e geometria che univano il movimento, la
posizione e il tempo si pensava che fossero nati nell’Europa del
Trecento. Invece una tavoletta di argilla incisa a Babilonia dimostra
che queste idee erano già state sviluppate e applicate 15 secoli prima
guardando gli astri. Per i babilonesi il pianeta Giove era la
manifestazione celeste del dio Marduk. Non a caso, quindi, gli astronomi
della grande civiltà cercarono di studiarlo per individuarne i
comportamenti. I risultati li imprimevano in caratteri cuneiformi su
alcune tavolette conservate al British Museum di Londra datate tra il
350 e il 50 a.C.. «La scoperta è stata sorprendente per il livello di
elaborazione dimostrato», nota Mathieu Ossendrijver della
Humboldt-Universität a Berlino raccontandola sulla rivista americana
«Science». Gli astronomi babilonesi seguivano la curva tracciata dal
pianeta nei 60 giorni della sua corsa tra le stelle dividendo la forma
trapezoidale che creava in due trapezi più piccoli di uguale superficie.
La linea che li separava segnava il tempo di metà percorso. Dal momento
che il disegno degli stessi trapezi era diverso, non indicava 30 giorni
ma qualcuno di meno. Così dunque si sono manifestate le prime impronte
della geometria astratta. Ora ci si chiede: i filosofi e matematici del
medioevo a Oxford e a Parigi hanno reinventato quanto era stato scoperto
a Babilonia o hanno lavorato sulle antiche tracce che sembravano
perdute con il tramonto della scrittura cuneiforme?