Corriere 7.2.16
Il Papa: Padre Pio carezza vivente di Dio
Francesco parla ai 70 mila fedeli accorsi a San Pietro per il primo grande evento dell’anno del Giubileo
«Rivolgersi al Signore non è un’aspirina, se lo si facesse solo per stare bene sarebbe un atto di egoismo»
di Manuela Pelati
«La
preghiera è una vera e propria missione che porta il fuoco dell’amore
all’intera umanità». Il Giubileo è entrato nel vivo con il
pellegrinaggio dei gruppi di preghiera di Padre Pio e Leopoldo da
Padova. I devoti sono stati ricevuti ieri in udienza da Papa Francesco
nel primo grande appuntamento dell’Anno Santo. «Padre Pio è stato un
servitore della misericordia che ha creato tante oasi di vita in molte
parti del mondo» ha detto il Pontefice ai 70 mila fedeli presenti in
piazza San Pietro. «Si definiva un povero frate che prega — ha detto il
Papa —, ma la preghiera è il più grosso apostolato: fa miracoli. È stato
un servitore della misericordia, ha portato nel cuore tante persone e
sofferenze. Attraverso il ministero della Confessione è diventato una
carezza vivente del Padre».
Francesco ha dedicato un momento di
preghiera personale davanti alle teche dei due Santi Pio e Leopoldo
esposte da venerdì nella Basilica di San Pietro, dove rimarranno fino a
giovedì prossimo.
Ieri mattina il Pontefice ha salutato i fedeli
dalla papamobile, baciando i bambini e abbracciando gli infermi. Proprio
a questi ultimi e alle sofferenze era dedicata la giornata del Giubileo
dei gruppi di preghiera, con un pensiero speciale per la Casa Sollievo,
l’ospedale di San Giovanni Rotondo fondato da Padre Pio dove lavorano
medici, fedeli e volontari.
Arrivati in gruppi organizzati con
bandiere e stendardi e con la scritta «Padre Pio» anche sui fazzoletti
arancioni, blu e gialli attorno al collo, i pellegrini hanno atteso
anche 2-3 ore per entrare sotto la Porta Santa e rendere omaggio alle
salme dei santi Pio e Leopoldo in fondo alla navata della Basilica di
San Pietro.
Da Brescia o da Catanzaro con i treni e i pullman, da
Buenos Aires, San José o Taiwan con gli aerei, i fedeli organizzati al
90% con biglietti e prenotazioni, sono i gruppi di preghiera che il
frate di Pietrelcina definiva «focolai d’amore». Sono venuti a Roma per
due o tre giorni, il tempo di recarsi al Divino Amore e alle altre
Basiliche di San Giovanni, San Paolo e Santa Maria Maggiore. Ieri per
l’incontro con Papa Francesco, i pullman registrati nei parcheggi erano
duecento. E in piazza per i fedeli giunti fin dalle 5 di mattina per
prendere i primi posti sulle sedie, c’erano mille uomini delle forze
dell’ordine, due varchi con il metal detector in via della
Conciliazione, e 30 scanner sotto al colonnato del Bernini.
Tra i
fedeli applausi e grida: «Viva il Papa» e poi cori con «Fran-ce-sco,
Fran-ce-sco». E lui conclude: «Diceva Padre Pio: la preghiera è la
migliore arma che abbiamo, la più grande forza che ha la Chiesa che non
dobbiamo mai lasciare, altrimenti si rischia di appoggiarsi altrove: sui
soldi, sul potere. Ma poi la gioia si spegne e il cuore diventa
noioso».