giovedì 4 febbraio 2016

Corriere 4.2.16
Il neuropsichiatra «Conseguenze per i bimbi? Non ci sono elementi»
intervista di M. D. B.

ROMA «Non abbiamo dati completi sulle eventuali conseguenze psicologiche per un bambino cresciuto da genitori gay. Allo stato attuale un’ampia serie di ricerche scientifiche dimostrerebbe il contrario. È presto però per tirare le conclusioni e prevedere danni a carico dei figli di famiglie non tradizionali».
Gabriel Levi è il direttore del Dipartimento di psichiatria infantile dell’Università La Sapienza, quello creato da Giovanni Bollea.
Professor Levi, diverse società e accademie americane si sono espresse contro la demonizzazione del sistema familiare fondato su genitori omosessuali. Lei che ne pensa?
«È vero, finora gli studi vanno in questa direzione ma a mio giudizio sono ancora giovani e basati su esperienze limitate. Ci vorranno trent’anni per avere risposte più chiare su questa materia perché certe problematiche possono manifestarsi a lungo termine».
Come neuropsichiatra ha avuto esperienze dirette?
«Ho avuto casi molto difficili di adozioni da parte di genitori eterosessuali, eppure nate con le migliori intenzioni e premesse. Ricordo due coniugi infertili che dopo aver accolto il bambino straniero gli hanno dato un fratellino. Pensavano di non poterne avere e invece la donna è rimasta incinta. Questo ha creato nel primo una crisi profonda. Il bambino si è sentito espulso, buttato fuori».
Che significa il suo esempio?
«Che il successo di un’adozione non dipende dal sesso e va considerato caso per caso. Dipende dal percorso compiuto dai genitori omosessuali per arrivare a questa scelta, se si tratta di una decisione serena oppure se è il frutto di una rivendicazione. Incide molto la storia personale e il tipo di unione dei due individui».
Vuole dire che allora il figlio adottato da gay ha uguali possibilità di crescere bene o male rispetto a quelli che vivono all’interno di coppie eterosessuali?
«La presenza di genitori non tradizionali, siano essi omosessuali o single o genitori-nonni, costituisce comunque una variabile in più».