giovedì 4 febbraio 2016

Corriere 4.2.16
Il manifesto di Ventotene
Chi lo scrisse, chi lo stampò
risponde Sergio Romano

Nel corso della sua visita a Ventotene il presidente del Consiglio Renzi ha ricordato che proprio a Ventotene fu scritto il cosiddetto Manifesto di Ventotene che proponeva per il dopoguerra un’Europa unita e democratica. Renzi ha menzionato tuttavia solo uno degli autori del Manifesto: Altiero Spinelli, dimenticando gli altri due autori: Eugenio Colorni ed Ernesto Rossi, allora confinati, assieme a Spinelli, a Ventotene. Vuole farlo lei?
di Alessandro Figà Talamanca, Presidente della Fondazione «Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini»


Caro Figà Talamanca,
Il Manifesto nacque dalle lunghe conversazioni di Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Il primo veniva dalle file del Partito comunista, ma era stato profondamento indignato dal Trattato di amicizia che l’Unione Sovietica aveva firmato con la Germania nazista nell’agosto del 1939. Rossi aveva lavorato con Gaetano Salvemini, aveva partecipato alla fondazione di Giustizia e Libertà, aveva scontato 9 anni di carcere prima di essere confinato a Ventotene, ed era un liberale libertario, allergico a qualsiasi dogmatismo politico o religioso. Entrambi, nei loro frequenti colloqui, erano giunti alla conclusione che soltanto una Federazione europea avrebbe salvato l’Europa dalle dittature e dalle guerre.
Per Spinelli, in particolare, l’Europa fu l’ideale in cui riporre tutte le speranze che il comunismo, ormai strumento del nazionalismo russo, aveva tragicamente deluso. Nelle loro riflessioni furono aiutati da Luigi Einaudi che li nutriva con l’invio dei suoi testi e di quelli, soprattutto economici, che erano apparsi in Gran Bretagna dopo la fine della Prima guerra mondiale.
Eugenio Colorni era socialista e aveva una formazione filosofica, con una particolare predilezione per Leibnitz. Aveva insegnato filosofia all’Istituto magistrale di Trieste e aveva impiegato una buona parte del suo tempo, durante gli anni del confino, nelle redazione di un testo autobiografico, La malattia filosofica , che sarebbe apparso con altri saggi nel 2009, in occasione del centenario della nascita. Lesse il testo del Manifesto in corso d’opera, suggerì probabilmente aggiunte e correzioni, e scrisse la prefazione della edizione che apparve, per sua iniziativa, nel 1944. Ma ebbe, nella scrittura del testo, un ruolo diverso da quello dei suoi compagni di confino. Morì a Roma nel maggio del 1944, pochi giorni prima dell’ingresso degli Alleati nella città, quando fu arrestato e ferito a morte da un gruppo di miliziani fascisti.
Degli altri due autori quello che maggiormente lavorò per l’Europa è Spinelli. Fu membro della Commissione di Bruxelles dal 1970 al 1976, parlamentare europeo dal 1979 al 1989 e autore di un progetto per la costituzione degli Stati Uniti d’Europa. Rossi si dedicò al Partito d’Azione, fu sottosegretario alla Ricostruzione e presidente dell’Arar, l’«Azienda rilievo e alienazione residuati», con il compito di mettere sul mercato una montagna di materiali che le truppe inglesi e americane avevano lasciato in Italia dopo la fine della guerra: camion, pneumatici, materiale elettrico, impianti telegrafici e telefonici, piccolo naviglio, aerei, vestiti e medicinali per un valore pari ad alcune migliaia di miliardi di lire. Il liberale libertario, bastian contrario e polemista, si dimostrò un perfetto amministratore.