sabato 27 febbraio 2016

Corriere 27.2.16
Il duello nel Pd su Verdini
La sinistra dopo il voto sulle unioni civili: partito snaturato
Il leader della minoranza: non si può più stare zitti, bisogna discutere di identità
Serracchiani: congresso? Speranza ci metta la faccia
di M.Gu.

ROMA Per la sinistra del Pd il voto di fiducia del gruppo di Denis Verdini è l’invasione dei barbari. Un «fatto politico grave, enorme, indigeribile», che cambia la maggioranza e motiva la richiesta del congresso anticipato. Roberto Speranza è in campo e sfida Matteo Renzi, gli rinfaccia la «rottamazione mancata» e lo accusa di trasformismo, mettendogli nel conto i voti dei verdiniani e le tessere dei cuffariani. E anche Gianni Cuperlo marca la distanza «dall’idea di Renzi di trasformare questa maggioranza ibrida e temporanea in una scelta strategica per il dopo». Una scelta che, per l’ex presidente, «cambia la natura del Pd e lo colloca in un campo che non è il nostro. Scelga Renzi se vuole rompere il suo partito». E l’assalto innesca lo scontro con il Nazareno.
«Verdini è entrato in maggioranza e il Pd ha cambiato la sua natura — accusa Speranza — Renzi aveva detto “mai con la destra” e invece le spinte conservatrici prevalgono e ci ritroviamo con Verdini in casa». Debora Serracchiani ricorda a Speranza che Verdini ha votato la fiducia a Monti e Letta e assicura che mai il leader di Ala farà parte del Pd: «L’unico a tenere insieme il Pd e Verdini è proprio Speranza, che insegue i propri fantasmi, o forse le dichiarazioni dei Cinque Stelle e di Forza Italia». E poi, sferzante fino all’offesa: «Forse, più che al congresso del Pd vuole candidarsi a segretario di Ala? Sicuramente avrebbe più chance... Se invece vuol candidarsi segretario del Pd si accomodi, ci metta la faccia al prossimo congresso. Vedremo chi vincerà». A sera un energico colpetto allo sfidante di Renzi lo assegna anche Maria Elena Boschi: «Il congresso sarà nel 2017. Allora vedremo se vincerà Renzi, o chi è bravo solo a lamentarsi e far polemiche».
Insomma, il premier-segretario non ha paura del giovane Speranza. E non ha voglia alcuna di farsi dettare i tempi del congresso. Ma la sinistra ha fretta, è convinta che la base sia in fuga e spera di intercettare lo sbandamento degli elettori. Preoccupazioni alle quali da Palazzo Chigi rispondono con gli ultimi sondaggi Swg, che danno i grillini tra il 21,2 e il 23,2 e il Pd tra il 34,1 e il 34,4.
Ai Pier Luigi Bersani e compagni interessano più i numeri che Verdini e i suoi senatori hanno portato in dote sulle unioni civili, per loro sono la prova che Renzi lavora al partito della nazione. «Siamo a un punto di svolta — dichiara Speranza all’ Huffington post — Sui territori il Pd imbarca ceto politico che stava con Cosentino, con Cuffaro, riciclati di una stagione di destra e fallimentare. Al Senato vota la fiducia Verdini, il più fedele collaboratore di Berlusconi ai tempi della compravendita parlamentare e delle leggi ad personam. È caduta la maschera. Dalla rottamazione al trasformismo».
Il leader della minoranza è «schifiltoso» verso i voti di «impresentabili» come Verdini, Cosentino e Cuffaro e chiede al segretario di esserlo altrettanto e scandire — come il Walter Veltroni del 2008 — «no grazie, noi certi voti non li vogliamo». Miguel Gotor rimprovera la Serracchiani per non averlo detto, segno che «i lavori del partito della nazione sono molto avanti, manca solo l’iscrizione di Verdini al Pd». Nella polemica interviene Luca Lotti: «Non rispondo a Speranza, lo ha già fatto il vicesegretario Serracchiani». Come dire che, per Palazzo Chigi, la richiesta del congresso non è degna di una replica.
La minoranza però tira dritto, in vista della kermesse di metà marzo a Perugia che segnerà la discesa in campo di Speranza. «Si è aperta una nuova fase politica», offre il suo appoggio Carlo Pegorer e anche la senatrice Lucrezia Ricchiuti si schiera, contro gli «opportunisti e retrogradi che snaturano i connotati del Pd». Per beneficiare dello scontro, il gruppo Ala sfida la minoranza. Lo fa Lucio Barani, nel suo stile: «Speranza non dica che è socialista, perché lo prendo a calci... Sarebbe vilipendio».