giovedì 25 febbraio 2016

Corriere 25.2.16
Per il premier si profila una vittoria dimezzata
di Massimo Franco

Strano paradosso, quello a cui sta andando incontro Matteo Renzi. Sarà approvata una legge sulle unioni civili che in effetti rappresenta una svolta storica per l’Italia; e di cui porta il merito. Eppure il presidente del Consiglio rischia di fare la figura del perdente. Per il modo maldestro in cui il Pd l’ha gestita in Parlamento; per gli accordi dati per certi e poi saltati col Movimento 5 Stelle; per l’insistenza nel volere le adozioni alle coppie omosessuali; per le forzature tentate e non riuscite; e alla fine per il repentino allineamento sulle posizioni del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, Palazzo Chigi ha perso vincendo.
È riuscito a dare una legge inseguita per anni, eppure si è avuta l’impressione che l’abbia subita. Così, quando oggi con ogni probabilità avrà il sì del Senato, il premier si ritroverà con la solita pattuglia della minoranza del Pd pronta, stavolta, a rimproverargli di non avere voluto andare avanti sulla strada imboccata inizialmente: un percorso che in realtà lo avrebbe portato a sbattere politicamente. Con le associazioni omosessuali ugualmente insoddisfatte per un compromesso che appare inadeguato soprattutto a causa dei diritti inseriti nel testo iniziale della legge a firma Monica Cirinnà; e con i cattolici più conservatori, che volevano un «no» su tutto, fermi su una logica da resa dei conti con i parlamentari del «sì».
Eppure, alla fine era l’unico modo col quale il governo e Renzi in particolare potevano uscire dall’angolo nel quale si erano infilati. L’ipotesi delle «maggioranze variabili» in questo caso è stata smentita dall’Aula; e ogni tentativo di piegare in qualche modo a sinistra si è rivelato inutile. Mettendo la fiducia, oggi il vertice del Pd indurrà probabilmente il M5S e Sel
a votare no. E dunque potrà cercare di intestarsi la vittoria. Ma passa comunque una legge che non è stata discussa né in commissione né in Aula.
Il maxiemendamento presentato ieri sera al Senato era, di fatto, un oggetto misterioso approvato in extremis: anche se si sapeva che avrebbe escluso il capitolo controverso delle adozioni dei bambini. Era il punto di contrasto su cui si era rotta l’intesa con le truppe di Beppe Grillo; e dal quale Alfano non aveva voluto recedere. Ora la traduzione delle norme passerà alla magistratura. E i critici già intravedono elementi di interpretazione forieri di altre polemiche e di confusione.
D’altronde, sulle unioni civili ha pesato e peserà l’ipoteca delle prossime elezioni amministrative di giugno. Ognuno pensa di trarne vantaggio. Renzi per riprendere spinta a sinistra. Alfano nella speranza di allargare le sue magre percentuali. Il M5S per non perdere il contatto con un elettorato variegato e strappare qualche sindaco in una città importante. Ma forse, il risultato maggiore è, per la maggioranza, di avere impedito uno scontro che poteva rivelarsi destabilizzante.