Corriere 24.2.16
La scommessa di Elisabetta Sgarbi: «Ora riuniamo tutto il catalogo»
Aleggia
il fantasma dell’acquisizione di Rcs Libri da parte di Mondadori in
questo addio a Umberto Eco a cui partecipano molti nomi noti
dell’editoria italiana, ma non i vertici Mondadori, a parte Renata
Colorni, storica direttrice dei Meridiani (c’è, invece, Massimo
Turchetta, direttore editoriale ad interim di Bompiani). E non potrebbe
essere diversamente, dal momento che a giorni è attesa la decisione
dell’Antitrust sull’operazione Mondadori-Rcs Libri che potrebbe portare
il gruppo di Segrate a rinunciare a Bompiani e Marsilio (ieri
l’amministratore delegato del gruppo Mondadori Ernesto Mauri ha
confermato l’ipotesi della dismissione dei due marchi per una quota di
mercato che vale il 3%).
Elisabetta Sgarbi e Mario Andreose non
hanno mai fatto mistero del fatto che La nave di Teseo, la casa editrice
fondata con Umberto Eco, sia interessata a concorrere all’acquisizione
di ciò che l’Antitrust dirà di staccare. E ieri Sgarbi lo ha confermato,
parlando anche della necessità di riunire l’intero catalogo delle opere
di Eco.
Occhiali verdi, cappotto a fiori, la direttrice
editoriale della Nave di Teseo mette da parte, con uno sforzo, il suo
rapporto personale con Umberto Eco, a cui dedica soltanto il primo,
trattenuto pensiero. «Non sono in grado di dire quello che sento,
pensando a Renate, Stefano, Carlotta. Non gli ho mai confidato —
esordisce — per timidezza e pudore che cosa lui significasse per me e
quindi non lo farò ora». Ricordando lo scrittore Elisabetta Sgarbi cita
la madre, scomparsa da poco: «Spero solo che lui lo sappia ora che sa
davvero tutto e spero che rassicuri mia madre che va tutto bene ora che
La nave di Teseo è salpata». Poi continua, non più a titolo personale,
ma a nome della Nave «che a Umberto stava davvero a cuore».
Chiama
accanto a sé Mario Andreose, l’editore che per 35 anni è stato al
fianco dello studioso, fedele custode dei suoi testi e che ieri è stato
l’impeccabile, affettuoso cerimoniere di questo sobrio omaggio laico.
«Umberto — ha continuato Elisabetta Sgarbi — teneva a dire che La nave
di Teseo è una casa editrice fondata da lui ma non su di lui . Della
Nave voleva essere soltanto un autore, ma noi sapevamo che era molto di
più di un autore. Avremmo voluto vederlo lavorare nella stanza di via
Jacini e ora più che mai vorrei sentire i suoi rimproveri per i nostri
errori di superficialità e distrazione».
Sgarbi ricorda che Eco
«amava la Bompiani a cui è rimasto fedele per cinquant’anni. E per
rimanere fedele nello stesso tempo alla Bompiani, a se stesso e ai suoi
editori, Eco ha lasciato una parte importante della propria storia e ha
fondato La nave di Teseo». La speranza di Eco era, dice ancora Sgarbi,
«dopo un lungo, faticoso giro, ricongiungersi al suo catalogo,
ricongiungersi alla Bompiani». Occasione che adesso potrebbe proporsi
anche se per ora La nave di Teseo pubblicherà, dopodomani, il nuovo
libro, Pape Satàn Aleppe (che ieri Elisabetta Sgarbi portava con sé e
mostrava prima della cerimonia) e una decina di titoli della back list
tra cui Kant e l’ornitorinco , il Trattato di semiotica generale , Arte e
bellezza nell’estetica medievale . Poi l’idea è di acquisire, se non
direttamente la Bompiani come auspicano, almeno gli altri titoli, man
mano che scadranno i diritti (ma il Nome della rosa fino al 2020 sarà di
Bompiani).
Elisabetta Sgarbi sottolinea che Eco non aveva alcun
bisogno di fondare La nave di Teseo ma «lo ha fatto perché si deve, come
atto di libertà per i suoi figli e i suoi nipoti. Perché fondare una
casa editrice significa questo: regalare un futuro. E per il suo futuro
Eco ha lasciato ad Andreose e alla Nave di Teseo il compito di garantire
unità, continuità, vitalità al suo catalogo».