Corriere 22.2.16
La corsa a Milano tenta la sinistra
Civati: non ci sto ma è giusto farlo
di Maurizio Giannattasio
MILANO
«Che vi sia, ciascun lo dice; dove sia, nessun lo sa». Il candidato
alternativo della sinistra a Milano è un po’ come l’araba fenice del
Metastasio. Tutti a dire che c’è un grande spazio politico e che va
occupato. Ma quando si tratta di individuare la persona si viaggia nel
buio. Cecilia Strada? «Faccio un altro lavoro e continuerò a farlo».
Nando Dalla Chiesa? «Non giocherò questa partita, soprattutto per il
lavoro che sto facendo in università». Basilio Rizzo? «Sono un candidato
di serie B. Ne serve uno di serie A». E arriviamo a Pippo Civati ( in
alto nella foto LaPresse ). Cofferati ancora sabato ha insistito sul suo
nome. Lui, ha detto di no. «Perché è una richiesta che arriva da una
persona indipendente che mi vuole bene, però mi pare che Sinistra
italiana dica che si va da tutt’altra parte e vuole sostenere Sala. Anzi
mi sembra che la posizione personale di Cofferati abbia creato qualche
imbarazzo: Pisapia, Sel e lo stesso Vendola non sono d’accordo». Ma c’è
dell’altro. Come il tempo perso «per far dimenticare che c’era qualcosa
anche oltre le primarie». Un errore che secondo Civati accomuna tutti.
«Non penso che si debba vivere con le piccole star della politica
nazionale, con il nome noto. La soluzione non si trova in questo modo,
anche se riguarda me». Non sono tanto le critiche che gli sono piovute
addosso, a partire da chi come Gad Lerner lo dipinge come un
paracadutato, quanto il fatto che in questo modo si dà vita a
un’operazione della vecchia politica: «Ho studiato a Milano, sono stato
in Regione e giuro che ho lavorato anche un po’ a Milano, ma il problema
è che così esce un’operazione politicista. La posizione di Sel ha
impedito la rappresentanza. Per dirla in una battuta, votano Sala ma
candidano Civati. Ma questo non è un talk show, è Milano. Diverso se si
fosse rotto lo schema». E se cambiasse? «Non cambieranno le condizioni.
Sono scettico e per non dare adito a commenti maliziosi di antirenzismo
non mi candido a sindaco di Milano». Conclusione: «Non c’è
contraddizione tra il dire che c’è uno spazio politico enorme da
occupare e dire che non mi candido. Il problema è trovare una soluzione
migliore rispetto a quella che si legge sui giornali» .