Corriere 21.2.16
Unioni civili, si tratta e si litiga. Lo scontro tra Cirinnà e Lorenzin
La ministra alla prima firmataria della legge: ma tu rinunceresti a tua madre?
di M. Gu.
Roma
Il duello tra due protagoniste della battaglia sulle unioni gay è a
colpi di tweet, il che non attutisce l’asprezza del confronto. Comincia
Beatrice Lorenzin, rilanciando lo stralcio della stepchild adoption dal
testo della legge che sta appassionando (e dividendo) l’Italia e il
Parlamento.
«Contro utero in affitto sanzione amministrativa
inutile — scolpisce via internet la ministra della Salute —. Deve essere
reato penale con inadottabilità». A sera ecco la replica di Monica
Cirinnà: «Proprio da te che sei mamma... la proposta
dell’inadottabilità?? Vuoi penalizzare i bambini per come sono nati???».
A stretto giro la ministra dell’Ncd prova a segnare il punto:
«@MonicaCirinna NO! Garantiamo tutele ai bimbi già nati ma stop a utero
in affitto. Sia reato universale. Tu rinunceresti a tua madre?».
Si
tratta e si litiga in vista del ritorno in Aula, mercoledì al Senato
(voto finale previsto entro due settimane), della legge sui diritti per
le coppie gay. La maggioranza è divisa, il Pd è lacerato al suo interno.
Maria Elena Boschi ammette che «il Pd non è autosufficiente al Senato» e
continua a mediare perché si trovi «un punto di incontro». Prospettiva
da brivido per la sinistra del Pd e per Sel, che vogliono la legge con
le adozioni e dicono no a ogni mediazione al ribasso.
A segnare la
giornata è stato il tentativo della Lorenzin di trovare un accordo per
rendere la maternità surrogata reato universale, rafforzando le sanzioni
penali per chi, contravvenendo alla legge italiana, ottenesse un figlio
all’estero grazie alla pratica dell’utero in affitto. Il Guardasigilli
Andrea Orlando lavora a un testo condiviso per evitare lo stralcio, ma
al vertice del Pd temono che, se si continua a subemendare, i tempi
possano allungarsi ancora. Per il ministro Maurizio Martina l’ora delle
mediazioni è ormai trascorsa: «A differenza del ministro Lorenzin io
credo che questo Paese abbia aspettato troppo. Le difficoltà affrontate
al Senato non devono farci indietreggiare».
La Lega ha ritirato
migliaia di emendamenti, ne restano 1.200 e i voti saranno circa 500,
come per una legge «normale». Ma i rischi e le incognite sono ancora
tanti e il timore che l’intero provvedimento cada allarma il Pd.
«Non
vogliamo essere ultimi in classifica, ci sono diritti da affermare e lo
faremo con equilibrio», promette il capogruppo Rosato.
La mossa
del presidente Pietro Grasso, che in accordo con il Pd si prepara a
dichiarare inammissibili canguri, supercanguri e altri strumenti
parlamentari congegnati per blindare (o affossare) la legge, ha sì
sminato il terreno dalle trappole delle opposizioni, ma ha anche
dilatato i tempi. Il che non sembra dispiacere troppo al Pd, visto il
cul de sac in cui si era infilato dopo il cambio di linea del M5S.
Quando
si tornerà in Aula, dovremmo finalmente assistere a una discussione di
merito: salvo nuove azioni ostruzionistiche, Grasso intende procedere
senza tempi contingentati. Come ripete Renzi «l’Aula è sovrana» e
toccherà al Parlamento decidere se approvare o no la legge e se bocciare
a voto segreto, come sembra ormai probabile, la controversa stepchild
adoption.