Corriere 19.2.16
La storia Massimo, l’uomo che ha scritto un libro con gli occhi. Per sfidare la Sla
di Giusi Fasano
L’ uomo che scrive con gli occhi si chiama Massimo e un tempo faceva il maestro, maneggiava gessetti e infanzia. Adesso la sola cosa che sa fare è guardare una tastiera elettronica e planare con lo sguardo da una lettera all’altra. Malato di sclerosi laterale amiotrofica, Massimo insegna ogni giorno a se stesso la lezione più difficile, resistere. E per farlo ha deciso di scrivere un libro: dalla prima all’ultima pagina con il solo aiuto del puntatore oculare, lettera dopo lettera, parola dopo parola. Un fatica inenarrabile e, alla fine, il premio dei premi: una casa editrice che lo pubblica e la partecipazione al Modena Buk Festival, appuntamento letterario della piccola e media editoria in programma in città il prossimo fine settimana. Massimo d’Alonzo ha 55 anni, è malato di Sla dal 2000 e vive a Sestola, un paesino vicino Modena. Commuove la presentazione che lui stesso fa del suo Maria Extra Vergine, edito da Campi di Carta. Spiega che «da alcuni mesi ho l’occhio che scrive», che «sono praticamente immobile e muto perché respiro attraverso un ventilatore artificiale» e che «ho scritto una storia di storie preistoriche molto divertente e, secondo me, anche molto adatta a persone allettate e ammalati». I suoi occhi hanno scritto: «Credo che i miei racconti abbiano un grande potere evocativo e onirico... credo che quello che cambia la nostra vita, la vita di chi come me ha una malattia inguaribile e che regredisce inesorabilmente, sia l’Amore. Non c’entrano i soldi, c’entra solo l’Amore per continuare a vivere con un corpo inutile, c’entra la voglia di vivere, di farsi aiutare, avere degli appigli per vivere un altro giorno». Ad aiutare Massimo c’è Doriana, «la donna che mi dedica tutta la sua vita», dice lui sul sito della casa editrice. Per capire la fatica fatta da Massimo basterebbe provare con una sola frase. Immaginiamo di doverne scrivere una soltanto, seguendo con gli occhi una lettera o una consonante alla volta, aspettando che qualcuno (per lui è Doriana) metta in fila tutto e lo trascriva... Gli occhi di Massimo hanno composto parole per raccontare al mondo la strada fatta fin qui: «Mi diagnosticarono la malattia nel 2000. Non lasciai il corpo subito, il decorso è stato graduale e lento per fortuna, sono riuscito ad andare da un Maestro in India per otto volte...». L’ultima riga scritta per presentare il suo libro dice: «Grazie per avermi letto, grazie per non fare finta che io non esista».