Corriere 18.2,16
Addio a Merker, portò Marx oltre il marxismo
di Pierluigi Panza
Lo
storico della filosofia Nicolao Merker, scomparso a Roma all’età di 84
anni (era nato a Trento il 26 marzo 1931), definì se stesso un «drogato
della ricerca». Fu alla Sapienza (dov’era professore emerito) il 26
aprile 2010 in occasione della presentazione del volume Il contesto è il
filo di Arianna , studi in suo onore: «Il ricercatore — disse — è come
un fumatore accanito che non vede l’ora di spegnere una sigaretta per
accendere la successiva. Abbiate pietà di un povero drogato, ma non
mandatemi in una comunità di disintossicazione».
Allievo di
Galvano Della Volpe, docente a Messina e a Roma, dedicò i suoi studi
principalmente a Marx, curandone gli scritti e introducendo al suo
pensiero ( Karl Marx. Vita e opere , Laterza, 2010). Amava dire che «il
pensiero di Marx sta nei suoi scritti». Ovvio? Non tanto; centrare la
ricerca sugli scritti significava contribuire a rompere la correlazione
tra Marx, il marxismo e il socialismo reale, che ne «aveva reso la
figura quasi infallibile». Il suo fu un serio approccio da storico delle
idee, che ha finito per favorire l’attuale sdoganamento di Marx in
chiave anche pop, da quella di Thomas Piketty a Diego Fusaro, sino alla
lettura del Capitale alla Biennale di Venezia di Onkwui Enwezor.
Come
da egemonia culturale, Merker riteneva compito dei dotti quello di
contribuire al processo di trasformazione della società inculcando idee;
per questo rivalutò un testo come La missione del dotto di Fichte. Il
dotto è colui che comprende le ragioni degli avvenimenti sulla base del
contesto e contribuisce a controllarne lo sviluppo. Ciò significò per
Merker declinare la novità introdotta dalla Rivoluzione francese, ovvero
«l’idea di nazione come ambito di universali diritti umani di
cittadinanza» ( Il sangue e la terra , Editori Riuniti, 2001). Finì così
con l’affrontare anche il tema del populismo, un atteggiamento nato a
sinistra e diventato un moto che, a suo dire, ha finito con il
restringere l’universalità dei diritti sostituendola con «un’idea di
popolo come comunità mistica e indivisa» (il «populismo etnico»).
Merker
ha curato edizioni italiane di classici dell’illuminismo,
dell’idealismo e del marxismo, in particolare del cosiddetto
austromarxismo. Ha redatto trenta voci per l’ Enciclopedia filosofica
Bompiani e diretto una Storia della filosofia in tre volumi (Editori
Riuniti, Giunti e Marzocco).