giovedì 28 gennaio 2016

Repubblica 28.1.16
La rivolta di Ai Weiwei contro la Danimarca
di Anna Lombardi

Ha fatto smontare il colosso di bambù volante realizzato per l’ARoS Kunstmuseum di Aarhus, raccattato le 73 tonnellate di acciaio dell’istallazione Ruptures alla galleria Faurschou di Copenaghen. E addio Danimarca. All’artista dissidente cinese Ai Weiwei la nuova legge danese che espropria i beni dei migranti proprio non va giù.
E dall’isola di Lesbo dove sta lavorando al progetto di un memoriale dedicato ai profughi morti in mare, impegnato ad accogliere i barconi, fa sapere che non darà nessun silenzioso assenso alla legge approvata a Copenaghen: e ritira i suoi lavori esposti nella capitale. «Sono scioccato» ha scritto sul suo account Instagram dove da giorni posta le immagini degli sbarchi a Lesbo. «La decisione danese è deplorevole.
Io non ci sto». Ai Weiwei è il più famoso artista cinese contemporaneo, quello che disegnò lo stadio a nido d’uccello delle Olimpiadi, poi arrestato nel 2011 nel tentativo di tacitare le sue denunce di violazioni dei diritti umani in Cina. Con la Danimarca ha già bisticciato a ottobre, quando la Lego gli rifiutò una fornitura di mattoncini temendone “l’uso politico” . Il suo no è dunque l’ennesima denuncia. Naturalmente d’artista: perché anche smontando dei bambù si può combattere per le proprie idee.