Repubblica 28.1.16
Quella voce che scuote la coscienza della Sinistra
La battaglia di Christiane: difendere valori repubblicani, etica e libertà davanti all’ondata dei populismi
È
lo scontro tra una gauche che pretende di essere realista e l’altra che
si dichiara “morale” È un contesto difficile per i progressisti in
Europa, che sono preda di una crisi ideologica
di Marc Lazar
“AVOLTE
resistere significa restare, a volte significa andare via. Per fedeltà
verso se stessi, verso di noi. Per dare l’ultima parola all’etica e al
diritto». Il tweet che Christiane Taubira ha diffuso dopo l’annuncio
delle sue dimissioni dalla carica di ministro della Giustizia è molto
interessante. Innanzitutto ribadisce il senso della formula di questa
donna politica, la sua arte della comunicazione, la cura con cui sceglie
le parole, qualità di cui aveva già dato prova durante i dibattiti
parlamentari e pubblici sulla legge del Matrimonio per tutti, che aveva
difeso con le unghie e con i denti dagli attacchi spesso violenti dei
suoi detrattori. Dopodiché, e soprattutto, ricorrendo alla nozione di
resistenza e facendo riferimento alla fedeltà, all’etica e al diritto,
con il suo breve testo solleva grandi questioni per la sinistra francese
ma anche per tutta la sinistra europea.
Da quando il presidente
François Hollande, nel suo solenne discorso del 16 novembre 2015 davanti
al Parlamento riunito in Congresso al castello di Versailles, ha
annunciato la sua intenzione di proporre la revoca della nazionalità
francese ai cittadini con la doppia cittadinanza, nati in Francia e
colpevoli di reati terroristici, a sinistra impazza la polemica,
specialmente tra i socialisti e i loro alleati.
La guardasigilli
era ostile al provvedimento e ha fatto di tutto per manifestarlo
all’interno del governo ma ha anche rilasciato qualche dichiarazione
pubblica o, viceversa, ha fatto ricorso a silenzi pesanti ed eloquenti,
per opporsi e far conoscere la propria posizione. Christiane Taubira,
militante indipendentista della Guyana, molto sensibile alle condizioni
delle minoranze, specialmente di colore, della Repubblica francese, non è
mai stata membro del Partito socialista. È stata perfino candidata alle
presidenziali del 2002 per il piccolo partito radicale di sinistra:
insieme con altri fattori, il suo pessimo risultato, 2,32%, aveva
contribuito a escludere dal secondo turno il socialista Lionel Jospin.
Nel governo di Manuel Valls, Christiane Taubira incarnava la sensibilità
della sinistra della sinistra. Una sinistra della sinistra presente sia
dentro sia fuori dal Partito socialista, che critica incessantemente la
politica di rigore economico propugnata dal presidente della Repubblica
e dal primo ministro, gli orientamenti dell’Unione Europea, e ora
fustiga la politica di sicurezza portata avanti dall’esecutivo dopo i
sanguinosi attentati di Parigi dello scorso novembre. Questa sinistra
qui si proclama fedele a dei principi che considera intoccabili. Pur
dicendo di capire la necessità di assicurare la sicurezza dei cittadini
di fronte a una minaccia terroristica sempre presente, insiste sulla
necessità di difendere le libertà che potrebbero esserne minacciate e si
erige a supremo protettore dei valori repubblicani. La sua lotta rivela
quasi alla perfezione i dilemmi storici della sinistra al potere, in
Francia come altrove: che fare e che farci? Da un lato una sinistra che
pretende di essere realista ed efficace, dall’altro una sinistra che si
dichiara morale e idealista. È una controversia vecchia come la sinistra
e torna a galla ogni volta che la sinistra ha delle responsabilità
concrete. Ma in questo inizio del XXI secolo si svolge in un contesto
particolarmente difficile per la sinistra nel suo insieme, poiché, priva
del tradizionale appoggio delle classi popolari, in preda a una
profonda crisi ideologica, spogliata di ogni minima narrativa
mobilitatrice, è dappertutto sulla difensiva davanti all’ondata di
crescita dei populismi. Lasciare che la spaccatura al suo interno, tra
le sue due componenti, si allarghi ancora di più rischia di penalizzare
sia l’una che l’altra.
(traduzione di Elda Volterrani)