martedì 26 gennaio 2016

Repubblica 26.1.16
l vicolo cieco del Pd a Napoli Bassolino scalpita “Chi mi sfida?”
Renziani divisi sul loro candidato Ma cresce il manager dell’Ice Monti
di Conchita Sannino

NAPOLI. Un uomo solo in campo da due mesi e una settimana, il revenant Antonio Bassolino che insegue la rivincita verso la poltrona di sindaco di Napoli macinando impegni, slogan e incontri casa per casa. Ma non è il candidato di Matteo Renzi. Perché quel profilo ancora non c’è. E le primarie sono fissate il 6 marzo: tra quaranta giorni. Arriverà in extremis oggi, l’anti- Bassolino? E sarà il manager dell’Agenzia Ice, Riccardo Monti? Molti sono pronti a scommetterci.
Ma la lunga attesa spinge Bassolino a un’altra provocazione. «Avanti, attendo rispettosis-simamente che ci siano altri in campo. Tutto posso fare, meno che candidarmi da solo contro me stesso», infierisce l’ex governatore. E ancora: «Ricordo a tutti che si vota a giugno di quest’anno, non dell’anno prossimo. E meno male che mi sono candidato, altrimenti a Napoli in questi mesi ci sarebbero stati solo de Magistris, Cinquestelle e Gianni Lettieri che fanno il loro lavoro. Ma non ci sarebbe stato il Pd in gioco».
Che la scalata sia durissima, lo sa l’atleta Bassolino per primo. E il Pd che dal 21 novembre - giorno in cui l’ex governatore lanciò via Facebook le fatidiche paroline “mi candido” - non offre ancora il nome che dovrebbe incarnare il progetto renziano, nella sfida forse più difficile delle amministrative nelle grandi città. Lo stesso governatore De Luca, fin qui assorbito dal governo della macchina regionale oltreché dalle proprie (non meno complesse) vicende giudiziarie, ha avuto con i vertici romani più incontri. Senza riuscire a trovare la sintesi, che pure l’altro giorno sembrava centrata sul nome di Monti: manager stimato, imprenditore della Napoli-bene, forse di scarso appeal popolare ma aderente all’idea renziana di una Napoli attrattiva per gli investitori esteri.
La paralisi degli ultimi mesi, infatti, viene solo in parte assorbita dalla strategia del premier sul Sud: in meno di un mese, Renzi ha annunciato l’investimento di Apple e Cisco a Napoli, promosso la cabina di regia per riqualificare (finalmente) Bagnoli, visitato e rilanciato i grandi siti di Pompei e Caserta. Persino attaccato il primo cittadino in carica, come fosse lui il candidato in pectore per Napoli contro de Magistris: «Ci sono alcuni amministratori che preferiscono lo scontro con il governo. Il sindaco di Napoli faccia pure le manifestazioni in piazza, noi non ci fermiamo - aveva sottolineano il premier - . Lui faccia pure, noi intanto togliamo le schifezze da Bagnoli. È il solito meccanismo, c’è chi si lamenta e chi fa le cose». Renzi ieri prende ancora un po’ di tempo: «Tanta discussione nel percorso che sta portando Milano a scegliere il candidato Pd. A breve anche la partenza di un percorso analogo a Roma, a Napoli ». Ma il leader Pd sa quanto la partita si stia complicando. A Napoli più che altrove. Per la risalita verso Palazzo San Giacomo, dove il sindaco de Magistris comincia a sparare ad alzo zero su Bassolino («È il re della monnezza»), il Pd registra da mesi sondaggi definiti «avvilenti », e l’estenuante braccio di ferro tra le intuizioni del “giglio magico” e i veti posti dal partito campano.
I due fronti romano e napoletano apparivano fino all’altra notte ancora divisi tra l’opzione Monti e la scelta di un politico, che vede nella rosa i nomi di Gennaro Migliore e Valeria Valente. Contro i quali si è messo però il consigliere regionale Gianluca Daniele, pupillo dell’ex segretario del Pd Gugliemo Epifani. Così Monti resta l’unica chance. Ma il groviglio da queste parti non sorprende più: è la variabile di Napoli alle primarie. Un cult per gli analisti dell’autolesionismo democrat.