Corriere 26.1.16
Allarme Ue: Italia, troppo debito L’ira di Renzi: non sono isolato
«Nel breve termine la questione sofferenze». Il premier: con me 50 milioni di italiani
di Ivo Caizzi
BRUXELLES
L’Italia corre «alti rischi» a medio termine per il suo maxi-debito
pubblico, mentre nel breve termine il problema più serio è costituito
dalla massa di crediti deteriorati del sistema bancario. Appaiono questi
i messaggi principali inviati da Bruxelles al governo italiano con il
rapporto della Commissione europea sulla sostenibilità delle finanze
pubbliche, che individua rischi anche in altri 10 Paesi membri (Francia,
Regno Unito, Irlanda, Spagna, Belgio, Finlandia, Portogallo, Romania,
Slovenia e Croazia) senza contare Grecia e Cipro (in quanto già sotto
programma di salvataggio). Immediata è arrivata la replica del premier
Matteo Renzi e del ministero dell’Economia di Pier Carlo Padoan, che
hanno ribadito la solidità dei conti pubblici e del sistema bancario
italiano. «Non sono solo, sono con 50 milioni di italiani - ha
dichiarato Renzi in relazione ai continui contrasti con l’Ue -. Io so
che tutta l’Italia dice sì all’Europa ma non ci sta a fare la parte di
quella che paga ma non ha nulla indietro».
Secondo il rapporto
della Commissione europea, per l’Italia «i rischi sembrano essere alti
nel medio termine da una prospettiva di analisi della sostenibilità del
debito, in seguito a un elevato livello di debito alla fine delle
proiezioni» nel 2026. Le preoccupazioni maggiori scaturiscono davanti a
eventuali «shock alla crescita» e aumenti degli attuali bassissimi tassi
d’interesse, che appesantirebbero notevolmente il costo (già pari al
4,3% del Pil) per sostenere i circa 2.200 miliardi di indebitamento. A
Bruxelles temono che non sarà facile conseguire l’avanzo primario del
2,5% del Pil dal 2017 fino al 2026, che porterebbe il debito a un
livello accettabile di circa il 110% del Pil al termine del decennio
considerato. Ancora di più si dovrebbe fare (il 3,8% del Pil di avanzo)
per rispettare l’impegno del Fiscal compact, che prevede di riportare in
venti anni l’indebitamento al 60% del Pil dal tetto massimo del 133%
stimato nel 2015.
«La quota di crediti inesigibili nel settore
bancario potrebbe rappresentare una fonte importante di rischi di
passività a breve termine» segnala il rapporto della Commissione
europea, pur senza entrare nello specifico delle «sofferenze» indicate
in Italia in circa 200 miliardi. Il ministro dell’Economia Pier Carlo
Padoan è atteso oggi a Bruxelles dal commissario Ue per la Concorrenza,
la danese Margrethe Vestager, proprio per accelerare il negoziato su una
soluzione sui crediti deteriorati in linea con la normativa Ue sugli
aiuti di Stato. Nel rapporto di Bruxelles un giudizio positivo riguarda
la sostenibilità nel lungo termine del sistema pensionistico, che però è
al centro di un dibattito politico per attenuare i tagli attuati dalle
ultime riforme.
Il ministero dell’Economia ha replicato al
rapporto sulla sostenibilità finanziaria diffuso dalla Commissione
europea perché «conferma ancora una volta che i conti pubblici italiani
non presentano rischi a breve termine e sono in assoluto i più
sostenibili di tutti nel lungo termine». Secondo il dicastero di Padoan
«il pesante debito pubblico rende il Paese più esposto in caso di shock
esterni, per questo l’indicatore S1 ci classifica ad alto rischio. E per
questo motivo il governo ha programmato il debito in discesa nel 2016
per la prima volta dopo 8 anni consecutivi di incremento».
Netta è
stata anche la reazione di Palazzo Chigi. «L’Italia è un Paese solido,
il sistema bancario anche — ha scritto Renzi sulla sua e-news —. Bisogna
tuttavia accelerare sulle misure che sono rinviate da troppo tempo, a
cominciare dalle fusioni e aggregazioni di banche, a cominciare dalle
Popolari per le quali la riforma del nostro governo nel 2015 — a lungo
contestata — è invece decisiva e strategica».