martedì 26 gennaio 2016

Corriere 26.1.16
Sinistra in crisi e flop di Marino Che cosa resta
di Massimo Rebotti

S i parte da una vicenda «enorme» — i consiglieri del Pd che il 30 ottobre 2015 sfiduciano il loro stesso sindaco, Ignazio Marino — per un viaggio nel fallimento della politica al Campidoglio, le responsabilità della sinistra, le strade di una possibile «riscossa civica». Roberto Morassut, nel libro-intervista a cura dell’ex vicedirettore dell’Unità Pietro Spataro, conosce il tema: deputato pd, è stato segretario romano dei Ds e assessore con Veltroni. Ha partecipato insomma, e in posizione di primo piano, al quindicennio (1993-2008) di governo della città da parte del centrosinistra, che descrive come un grande tentativo di «modernizzare» la Capitale. Ora Morassut riflette, e senza sconti, sull’epilogo rovinoso dell’amministrazione Marino, il buco nero di Mafia Capitale e lo stato del Pd romano, che l’ex ministro Barca nel suo rapporto sui circoli definì «dannoso». Per l’autore il degrado inizia con la vittoria di Gianni Alemanno nel 2008 — «una destra famelica che si avventò senza freni sul potere» — con cui il Pd decise di trattare: quella scelta, scrive, «ha agito come un virus». Nella ricostruzione, il fallimento del sindaco-chirurgo — che nel 2013 aveva riportato il Comune al centrosinistra — era quindi già scritto: «L’astrattezza di Marino e il vuoto del Pd sono due facce della stessa medaglia». Sugli ultimi e convulsi avvenimenti in Campidoglio aleggia per l’autore qualcosa di ben più profondo, una «questione romana» legata alle vicende nazionali: è la «fuga dalla politica» che lascia il campo libero ai populismi. Il dirigente pd, per guardare al futuro, si affida all’esempio delle amministrazioni di sinistra del passato — Veltroni, Rutelli, ma anche Petroselli e Argan. Quasi a esorcizzare l’ipotesi che tra qualche mese in Campidoglio sieda invece un sindaco a cinque stelle.