Repubblica 26.1.16
Pre-affido prima dell’adozione e “abiura” dell’utero in affitto Pd spaccato dai paletti cattolici
Senatori
dem oggi in assemblea, con due nuovi emendamenti il fronte anti-Cirinnà
tenta di evitare “la follia di consegnarci ai 5Stelle”. Ma l’accordo
sembra sempre più lontano
di Goffredo De Marchis
Preaffido
di due anni prima dell’adozione e dichiarazione giurata di non aver
fatto ricorso all’utero in affitto. I cattolici del Pd si aggrappano a
una coppia di emendamenti per salvare l’unità del partito o sarebbe
meglio dire, per non arrivare a uno scontro frontale. Sta crescendo la
tensione nel gruppo dem. Il dialogante Alfredo Bazoli dice che la
«mediazione» legata alle due proposte è «il minimo sindacale. Ora devono
fare uno sforzo anche gli altri». Poi aggiunge: «Mi sembra folle
consegnarsi ai 5stelle e sento nel mondo Pd un rigurgito di intolleranza
verso noi cattolici. Ai limiti dell’idiosincrasia».
Quello di
Bazoli è lo sfogo serale che giunge al termine di una giornata di
incontri e di tentativi d’intesa andati a vuoto. Alla vigilia del voto
sulle pregiudiziali di costituzionalità (giovedì) e del Family day
(sabato), le posizioni si sono irrigidite anziché ammorbidirsi.
Stamattina l’assemblea dei senatori Pd potrebbe sancire la spaccatura,
malgrado la garanzia della libertà di coscienza sui temi più spinosi a
partire dalla stepchild adoption. C’è davvero il rischio di una
radicalizzazione, dopo mesi di confronto invece molto civile, alla luce
del sole, con l’accordo sulla necessità di riconoscere le coppie gay
condiviso in maniera trasversale.
Walter Verini, laico favorevole
ai matrimoni omosessuali, aveva immaginato questo esito e anche lui
invita a valutare con attenzione i due emendamenti di compromesso. Li
hanno presentati uno il cattolico Pagliari e il renzianissimo Marcucci e
l’altro l’ex Pci Chiti. Il primo autorizza l’adozione del figliastro
solo «dopo una verifica del giudice all’esito del biennio di affidamento
precedentemente disposto ». Insomma, ci vuole il preaffido prima della
stepchild. Il secondo prevede «un’apposita dichiarazione sostitutiva di
atto notorio del genitore parte dell’unione civile tra persone dello
stesso sesso, che attesti che il figlio è nato senza il ricorso a
tecniche riproduttive vietate dall’ordinamento giuridico italiano».
Per
i “cattodem” sono gli strumenti per disinnescare la mina, non dipendere
soltanto dai 5stelle e evitare lo scontro interno. Gli unici strumenti,
cioè, per avere 30 voti sicuri sul provvedimento. Ma i sostenitori del
ddl Cirinnà non accettano il compromesso anche perché il timore è lo
stesso espresso qualche giorno fa dal ministro Maria Elena Boschi.
«Certo, che sono preoccupata per i numeri - diceva la Boschi -. Se tiro
la coperta da una parte posso perdere una serie di voti che non sono
sicura di recuperare dall’altra». Tradotto: i voti grillini sono quelli
persi e i voti centristi sono quelli non garantiti anche con la
mediazione. Ivan Scalfarotto, sottosegretario alle Riforme, non usa toni
accesi ma considera le modifiche non risolutive e alla fine
difficilmente accettabili. Monica Cirinnà sentenzia, alla fine della
giornata: «Non esiste nessuna mediazione ».
In realtà, il Pd ha
disinnescato (teoricamente) l’equiparazione con il matrimonio. Alcuni
emendamenti firmati Lumia eliminano 13 riferimenti al codice civile
nella parte che regola le nozze. È la base di partenza sulla quale
cattolici e non cattolici avvieranno il confronto di stamane in
assemblea. Lumia ha presentato anche una proposta sulla stepchild
adoption che rafforza il potere del giudice al momento della decisione.
Ma qui cominciano i guai. «Quel testo è una presa in giro — avverte
Bazoli — . Non cambia nulla, ho consigliato di toglierlo di mezzo.
Invece è vero che l’opera di ripulitura dei primi articoli c’è stata.
Anche grazie a noi».
Giovedì si votano le pregiudiziali di
costituzionalità. A scrutinio palese. Sarà la prima prova dell’asse
Pd-5stelle. Il problema è che le varie controprove si consumeranno nei
voti segreti. E nessuno nel Pd può scommettere sul fatto che lo strappo
dei 30 cattodem venga compensato dai grillini. Molti nel Partito
democratico si chiedono ancora: «Perché dovrebbero farci questo
gigantesco regalo? Cosa gliene viene da un successo storico del Pd?». È
la domanda che assilla la cabina di comando di Palazzo Chigi: Renzi,
Boschi e Lotti. In attesa di testare anche l’effetto della piazza di
sabato.