lunedì 25 gennaio 2016

Repubblica 25.1.16
Cattolici e Family Day. Cos’è cambiato dal 2007
La piazza del 30 gennaio non riporterà indietro la storia
di Agostino Giovagnoli

DOPO le piazze laiche, la piazza cattolica. Ancora una volta cattolici contro laici e viceversa? La discussione sulle unioni civili sembra, per molti versi, un déjà vu. A qualcuno le parole di Francesco sulla differenza tra la famiglia e le unioni di altro tipo sono suonate come una conferma che la novità del pontificato è solo apparente. Altri invece riconoscono questa novità ma su questo terreno lo vedono in contraddizione, come se fissasse limiti ad una misericordia che lui stesso definisce illimitata. Altri ancora cercano di giustificarlo, sottolineando che al Papa interessa avviare dibattiti piuttosto che imporre decisioni. Conclusione apparentemente inevitabile: il pontificato di Francesco sta perdendo smalto. Ma le differenze tra ieri ed oggi sono profonde.
Lo dimostra il confronto tra il Family day del 2007, che affossò i Dico del governo Prodi, e la manifestazione del prossimo 30 gennaio, in coincidenza con la legge sulle unioni civili. C’è chi pensa che l’iniziativa di sabato sarò una replica della precedente, ma non è così. Nel 2007, mentre era papa Benedetto XVI, la regia del Family day fu di Camillo Ruini, Presidente della Cei; alle associazioni del laicato cattolico fu imposto di partecipare; oratore di quella giornata fu Savino Pezzotta che era stato relatore ufficiale al Convegno nazionale della Chiesa italiana l’anno prima; l’obiettivo era affossare i Dico. La Chiesa italiana, insomma, scese in campo, serrando le fila, in nome di valori morali non negoziabili ma combattendo una battaglia politica.
La manifestazione del prossimo 30 gennaio, invece, non è voluta dalla Cei e su di essa i vescovi hanno espresso opinioni diverse. Le associazioni cattoliche non sono obbligate a partecipare e infatti solo alcune saranno presenti. Realtà ecclesiali come il Movimento dei Focolari hanno espresso perplessità e Comunione e Liberazione non ha preso posizione. L’Associazione Scienza e Vita non aderisce ma alcuni suoi rappresentanti saranno presenti.
Il Forum delle Famiglie, in sintonia con mons. Galantino segretario generale della Cei, si preoccupa di evitare il muro contro muro e cerca di promuovere una discussione approfondita. E così via. Insomma, non bisogna confondere continuità dottrinale e scelte storiche. Indubbiamente, alcune convinzioni di fondo in tema di famiglia prevaleva ieri e prevalgono anche oggi tra i cattolici, ma sarebbe strano se non fosse così. Al tempo stesso, però, proprio questa continuità mette in luce diversità che non sono affatto scontate e che potrebbero non esserci.
Le posizioni di chi, dentro il Pd, propone di modificare la proposta Cirinnà ma si preoccupa di escludere collegamenti con i cattolici di altri partiti impegnati sullo stesso terreno – insomma, niente rifondazione democristiana o partito neocentrista – sembrano indietro di due giri. È infatti tramontata da tempo l’unità politica dei cattolici dentro un partito, la Dc che, proprio perché beneficiaria di tale unità, non si comportava da partito cattolico e cercava la collaborazione con i laici (la mobilitazione referendaria contro il divorzio rimase un’eccezione).
Ed è anche finita la stagione berlusconiana, in cui l’unità politica dei cattolici è stata non esplicitamente imposta ma implicitamente proposta, non all’interno di un partito ma dentro uno schieramento, il centro-destra berlusconiano, perché sensibile – si sosteneva alle conseguenze sul piano legislativo dei valori non negoziabili. Alcuni teocon, ispirati da Ruini, pur appartenendo alla maggioranza di centro-sinistra sono giunti, nel 2007, perfino a votare la sfiducia al governo Prodi. Una catena consequenziale troppo stretta, insomma, portava la Chiesa a sostenere Berlusconi: era questa la posta in gioco dietro la questione dei Dico.
Archiviato il bipolarismo berlusconiano che enfatizzava lo scontro confessionale tra laici e cattolici, grazie a papa Francesco oggi i secondi possono talvolta convergere sul piano pubblico, non per affermare se stessi o per combattere altri, ma su questioni specifiche e senza posizioni di parte.
La manifestazione del 30 gennaio, anche se numerosa, non riporterà indietro la storia. La parziale convergenza attuale tra cattolici di diversi partiti intorno alla differenza tra matrimonio ed unioni civili e al complesso nodo dei figli in coppie omosessuali, non prelude né ad un nuovo partito cattolico né a sostenere uno schieramento confessionale. La loro insistenza su alcuni temi – ma su questioni come l’“utero in affitto” la preoccupazione è condivisa da cattolici e laici, eterosessuali e omosessuali, soprattutto donne – può risultare a qualcuno fastidiosa. Ma la presenza anche di un punto di vista religioso, come notava Jurgen Habermas, arricchisce il dibattito pubblico e migliora la qualità della democrazia.