Corriere 25.1.16
I parlamentari cattolici pd e i residui dell’integralismo
di Massimo Teodori
Non
stupisce che papa Francesco ammonisca a non fare confusione tra il
matrimonio e ogni altro tipo di unione, pur nel rispetto di «chi vive in
stato di errore». Si tratta dell’ovvio richiamo del vertice della
Chiesa al popolo dei credenti, sollecitato dalle prese di posizione di
alcuni vescovi tra cui il presidente della Cei Bagnasco che si è così
messo sulla scia interventista del suo predecessore cardinal Ruini.
Quel
che invece meraviglia è il fervore ostruzionistico dei «cattodem», i
cattolici del Pd che si sono allineati ai clerico-conservatori alfieri
dello Stato etico e del diniego dei diritti civili. Dietro i loro
distinguo si intravede una tattica protesa a far fallire il progetto
Cirinnà, come sono stati fatti fallire per quindici anni tutti i vari
tentativi (Pacs, Dico, Cus e Didoré) per dare all’Italia una decente
legge sulle unioni civili.
È giusto che su materie riguardanti la
persona si proceda con il voto di coscienza sganciato dalla disciplina
dei gruppi parlamentari. Ma con il nuovo corso renziano di stampo
riformista europeo, avremmo sperato che gli esponenti cattolici del Pd
si scrollassero di dosso i residui di quell’integralismo che non sa
distinguere la dottrina religiosa dal diritto di libertà di chi ha idee,
inclinazioni sessuali e concezioni familiari non omologate a quelle
della maggioranza dei credenti.
Abbiamo letto di un deputato
democratico che ha invocato l’inquisizione e «fino a 12 anni di carcere
per chi organizza, favorisce o pubblicizza la pratica dell’utero in
affitto anche all’estero», forse inconsapevole che la questione è già
disciplinata dalla legge 40. La verità è che il richiamo ossessivo
all’utero in affitto non è altro che un pretesto per affossare la
stepchild adoption e, in alcuni casi, l’intero disegno di legge Cirinnà.
In questi giorni abbiamo osservato quanto diffusa sia la domanda di
legalizzazione delle unioni civili e dei relativi figli per cui ci pare
inaccettabile che il parlamento si rifiuti di risolvere un problema che
riguarda centinaia di migliaia di suoi cittadini.