lunedì 25 gennaio 2016

Repubblica 25.1.16
Matteo Orfini, presidente dem
“La legge si può limare ma i pilastri non si toccano, si rinunci al voto segreto”
Dopo questo confronto non si deve impedire un giudizio alla luce del sole
intervista di Goffredo De Marchis

ROMA. «C’è stato un confronto serio, lungo e approfondito come era giusto che fosse su una materia così rilevante. Il suo naturale compimento sarebbe quello di un voto palese dell’aula». Matteo Orfini sposa l’appello delle piazze di sabato affinchè i senatori esprimano il loro giudizio sulle unioni civili in modo palese. Ognuno con la sua posizione legittima, garantita dalla totale libertà di coscienza. In questo caso l’esito diverrebbe scontato: a Palazzo Madama ci sono i numeri per riconoscere sia i diritti delle coppie gay sia l’adozione del figlio del partner. Il presidente del Pd conferma anche la trattativa nel suo partito per «limare alcuni dettagli fermi restando i pilastri del provvedimento». Sembra di capire che l’obiettivo è far scendere i “dissidenti” della stepchild adoption da 28 a una decina.
Possiamo garantire che nessun parlamentare dem si assocerà alla richiesta di voto segreto delle opposizioni?
«Certamente non sarà il Pd ad avanzare una richiesta del genere. La nostra discussione è stata alla luce del sole, si sono registrare posizioni diverse e sono tutte emerse senza problemi. Poi però esistono i regolamenti parlamentari, bastano venti senatori per chiedere lo scrutinio segreto. Saranno loro a valutare».
Un rappresentante del Parlamento dovrebbe avere interesse a non nascondersi e a non fare giochi politici su un tema tanto delicato come questo.
«La mia idea è che, dopo un dibattito equilibrato, senza scontri ideologici, in cui tutti si sono rispettati, niente dovrebbe impedire di mostrare al Paese il proprio giudizio sulle unioni civili».
Un appello diverso è quello di Alfano al Pd. Non giocate con le maggioranze variabili perchè alla lunga sono rischiose.
«Non è un appello ragionevole anche perchè parliamo di una materia sulla quale le divisioni sono trasversali ed esistono anche nell’Ncd. È bene che il Parlamento si misuri nella sua autonomia senza coinvolgere il governo. Del resto, come c’è libertà di dissenso dentro i partiti, a maggior ragione non c’è vincolo di maggioranza che tenga».
Si può sacrificare la stepchild adoption per portare a casa le unioni civili?
«Non accadrà questo. In tutti i paesi dove sono riconosciute le coppie gay c’è anche l’adozione. Perciò il Pd sta limando alcuni emendamenti, cerca un punto di equilibrio ma non rinuncerà ai pilastri del testo, ai suoi fondamentali. L’obiettivo è tenere insieme i due aspetti».
Il family day, sabato, può spostare gli equilibri?
«Ho grande rispetto per quella piazza ma non penso che la legge Cirinnà sia da mettere in contrapposizione con la famiglia. Tutto sommato, per una volta restituiamo un po’ di felicità a tante persone e non è una cosa che alla politica riesce tanto spesso. Mettere al centro i diritti delle persone e dei bambini non può mai essere un problema».
L’utero in affitto non è un problema?
«Lo è. Anch’io penso che non sia una pratica corretta, ma è un tema, come hanno detto “Se non ora quando”, Bersani e tanti altri, che non può essere risolto solo in Italia».
I cattolici del Pd pretendono troppe modifiche?
«Hanno espresso un punto di vista importante. Poi tenendo ferma la libertà di coscienza, il Pd si è espresso in maniera chiara e adesso siamo a un passo dal traguardo».
Insomma, non facciano scherzi.
«Non dico questo. Arriveremo al traguardo anche grazie alla loro sensibilità e a quella del Parlamento».