Repubblica 24.1.16
Papa Francesco sulla famiglia non ha fatto nessun passo indietro
di Eugenio Scalfari
«LA
CHIESA ha indicato al mondo che non ci può essere confusione tra la
famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione». Questo ha detto
papa Francesco nel suo discorso di venerdì all’apertura dell’anno
giudiziario del tribunale della Sacra Rota e questo avrebbe significato
un passo indietro rispetto all’apertura verso la modernità contenuta
nelle prescrizioni del Concilio Vaticano II la cui citazione finora
Francesco ha sempre assunto come il maggior compito del suo pontificato.
Ma non ha detto soltanto questo. Nel finale del suo intervento ha anche
affrontato il tema dei mutamenti che possono verificarsi dentro e fuori
della famiglia consacrata dal matrimonio religioso: «La famiglia
fondata sul matrimonio indissolubile, unitivo e procreativo appartiene
al sogno di Dio ma i responsabili dei processi matrimoniali non dovranno
mai dimenticare il necessario amore misericordioso verso quanti, per
libera scelta o per infelici circostanze della vita, vivono in uno stato
obiettivo di errore».
Infatti, nello stesso giorno del suo
intervento al tribunale rotale, il Papa ha inviato anche un messaggio ai
partecipanti alla cinquantesima giornata mondiale della comunicazione
in cui ha invitato a «esprimersi con gentilezza e comprensione anche nei
confronti di quanti, in merito al matrimonio pensano e agiscono
diversamente». Che questo sia il suo atteggiamento nei confronti delle
cosiddette unioni civili tra persone sessualmente eterogenee o anche
dello stesso sesso, è noto da tempo. Il Papa insomma distingue tra
famiglie matrimoniali e unioni civili di qualunque tipo e non nega
affatto che la stessa posizione sia riconosciuta legalmente.
NEL
CONTRASTO di piazza che si sta verificando tra associazioni cattoliche
nel “Family Day” che avrà luogo il 30 prossimo e le molteplici
associazioni laiche che andranno avanti fino a quando la legge
presentata dal governo sarà discussa e, in forma emendata, approvata
(dal 28 prossimo) Francesco non interviene; il compito spetta semmai
all’episcopato italiano al quale tuttavia viene ricordato che non deve
più occuparsi di politica ma chiarire la posizione pastorale sui
problemi in discussione.
Il cosiddetto passo indietro di Francesco
sul tema della famiglia non c’è dunque stato. Naturalmente Francesco,
come già avvenuto nella discussione sinodale sul tema dell’accesso dei
divorziati risposati che chiedono di esser riammessi ai sacramenti, deve
cercare soluzioni di compromesso (temporaneo) per mantenere l’unità
della Chiesa sinodale.
Sul tema dei sacramenti ai divorziati
risposati il compromesso è stato di affidare ai vescovi e ai confessori
da essi delegati, di decidere se il richiedente può essere riaccolto
oppure no. In questo modo l’uscio della riammissione è stato aperto per
metà, caso per caso; ma è sempre possibile ai richiedenti della
riammissione che abbiano ricevuto parere negativo dal confessore di
ripresentarsi dopo qualche tempo penitenziale e formulare di nuovo la
richiesta ed è altrettanto possibile, anzi è praticamente certo, che
quella seconda richiesta sia accolta.
In questa fase — come
sappiamo — la tensione tra il Papa e la Curia ha raggiunto il suo
massimo, sicché Francesco deve tenere unita la più larga maggioranza
possibile dell’episcopato che privilegia l’azione pastorale e
rappresenta in questo modo la Chiesa missionaria voluta da Francesco.
Questo spiega ampiamente il compromesso in materia di matrimonio e di
unioni civili.
Del resto la parola famiglia è una parola pluri-
significativa: designa una comunità di persone unite tra loro da vincoli
di affetto o di amicizia o di semplice appartenenza ad una comunità.
Nell’antica Grecia e nell’antica Roma la famiglia comprendeva uomo e
donna, nonché figli e nipoti, ma anche parenti lontani nel grado di
parentela e schiavi, giocolieri, buffoni. Quella insomma che nella Roma
classica era chiamata “gens” e aveva anche un nome: la gens Giulia o
Claudia o Scipia o Flavia. Ma in tempi attuali esistono anche in tutto
il mondo le famiglie mafiose, che prendono il nome del loro capo. Sicché
la famiglia matrimoniale non ha natura diversa da quella legalizzata
delle unioni civili; sempre di famiglie si tratta, di unioni con
analoghi contenuti ma diversi termini lessicali che li distinguono. Il
Papa tutte queste varianti le conosce benissimo.
Del resto c’è un
altro elemento che Francesco conosce altrettanto bene: la concezione
musulmana della famiglia è completamente diversa da quella cattolica, a
cominciare dalla supremazia del maschio e dalla poligamia. Ma anche la
concezione ebraica è diversa perché la Bibbia dell’Antico Testamento
prevede famiglie con due o anche tre mogli per un solo marito. Francesco
predica il Dio unico, specialmente tra i tre monoteismi ma per tutte le
forme di divinità trascendente. Un Dio unico con scritture e tradizioni
diverse, ma unico comunque, sicché le diversità tra le scritture e le
tradizioni hanno un impatto assai modesto e sono comunque soggetti a
cambiamenti continui che incidono sulla lettera ma non sull’essenza
spirituale delle religioni. E questo è tutto per quanto riguarda papa
Francesco.
Ma ora c’è il côté laico da descrivere. Chi sono e che
cosa pensano su questi problemi? *** I laici si dicono tali
indipendentemente dall’essere o non essere religiosi d’una qualunque
religione. Di solito sono contrari alla trascendenza; una delle “bibbie”
del pensiero laico è infatti Baruch Spinoza, che aveva teorizzato
l’immanenza della divinità con il motto ormai famoso “Deus sive Natura”.
Comunque
non si è laici e non ci si autodefinisce come tali se non per il fatto
che ci s’identifica con i valori di libertà, eguaglianza, fraternità.
Gustavo Zagrebelsky, su Repubblica di ieri, sostiene che il laico
s’identifica con la democrazia, cioè con l’attribuzione del potere al
cosiddetto popolo sovrano. Vero, ma fino ad un certo punto. Non sempre
infatti il popolo sovrano sostiene con fatti e non solo con parole tutti
e tre quei valori. L’Atene di Pericle era piena di schiavi e così pure
la Roma repubblicana e poi imperiale. Ed anche la Galilea dove Gesù di
Nazaret predicò duemila anni fa. Infine la democrazia borghese ha sempre
puntato sulla libertà a spese dell’eguaglianza e la democrazia operaia
pur d’ottenere l’uguaglianza ha messo molto spesso in soffitta la
libertà.
Concludo su questo punto che i laici sono certamente
democratici sempreché quei valori siano tutti e tre considerati con pari
forza, il che vuol dire la difesa dei diritti e insieme ad essi dei
doveri che ciascun diritto comporta come corrispettivo in favore di
quella stessa comunità che riconosce i diritti.
Personalmente
critico Renzi tutte le volte (e purtroppo sono parecchie) che deturpa
sia i diritti che i doveri, sia sullo scacchiere nazionale che su quello
internazionale; ma nel caso in questione che riguarda le unioni civili,
l’appoggio che sta dando alla legge proposta dalla senatrice Cirinnà
rappresenta un impegno del nostro presidente del Consiglio che merita
piena lode. Lode che si accresce quando vediamo che gli si oppongono la
Lega, Forza Italia e Grillo con motivazioni prive di senso, per
nascondere quella vera di attacco antirenziano. Ci sono mille possibili
motivazioni di antirenzismo, a cominciare dalla legge costituzionale e
dal referendum che dovrebbe confermarla, ma questa contro la legge
Cirinnà no, non regge per nessuna ragione da chi professa una libertà
anarchica (Grillo) o un clericalismo da strage di San Bartolomeo.
Naturalmente
anche Renzi, come papa Francesco, ha studiato qualche compromesso per
superare l’ostilità dei cattolici del suo partito. Ma la Cirinnà, sia
pure emendata ma sostanzialmente integra, è un passo avanti notevole,
del quale si parla da trent’anni senza che nulla sia stato fatto finora.
Nel frattempo la questione è stata legalizzata in tutti gli altri Paesi
dell’Occidente, in modo ancor più integrale; si tratta in grande
maggioranza di Paesi dove le religioni dominanti sono di carattere
protestante e quindi con meno remore al contrario di quanto avviene da
noi. L’Italia o è laica nel senso sopraddetto o è cattolica ma oggi con
un Papa aperto all’incontro con la modernità. Perciò la legge Cirinnà si
discuterà il 28 prossimo e si voterà. Il risultato favorevole non è
sicuro, ma probabile. L’ho già detto: spero questa volta che Renzi
vinca.
Ci sarebbe ora da parlare dell’Europa. Lo faremo domenica
prossima. Oggi posso solo dire che ci sono, in un’Europa divisa in mille
pezzi, due sole posizioni positive: quella di Draghi che sta lottando
con tutti i mezzi per uscire dal pericolo di un’altra recessione e
quella di Schäuble che propone un piano Marshall europeo che aiuti i
Paesi africani dove nasce l’emigrazione che ha l’Europa come obiettivo.
Mi
sia consentito chiudere con un brano tratto da una poesia di Thomas S.
Eliot che — mi sembra — coglie pienamente la transitorietà del tempo che
ci attraversa: «Una dopo l’altra / case sorgono cadono crollano vengono
ampliate vengono demolite distrutte restaurate... /C’è un tempo per
costruire / e un tempo per vivere e generare / e un tempo perché il
vento infranga il vetro sconnesso... / Dobbiamo muovere ancora e ancora /
verso un’altra intensità/ per un’unione più compiuta, più profonda /
attraverso il buio freddo e la vuota desolazione, / il grido dell’onda,
il grido del vento, la vastità delle acque /della procellaria e del
delfino. Nella mia fine è il mio principio».