domenica 24 gennaio 2016

Repubblica 24.1.16
Scontro sui controlli “Grecia fuori da Schengen” Fmi: “Ue in bilico”
Renzi: bloccati i fondi alla Turchia Padoan: “Così rischia anche l’euro”
di Alberto D’argenio

ROMA. Espulsione della Grecia da Schengen. Chiusura delle frontiere all’interno di tutto il continente per due anni. È il momento della pressione, delle sparate mediatiche e negoziali in un apparente tutti contro tutti in vista degli appuntamenti cruciali per la definizione di della nuova politica continentale sui migranti. In gioco c’è la tenuta della Ue.
Per Renzi chi chiude le frontiere «tradisce l’identità dell’Europa», mentre Christine Lagarde, numero uno dell’Fmi, si è detta «preoccupata dal fatto che la Ue si stia giocando Schengen». Il ministro Padoan chiarisce la posta in gioco: con la caduta della libera circolazione rischierebbe anche l’euro. E con esso l’intera costruzione europea.
Mentre la tensione monta - paesi come Austria, Germania o Svezia hanno ripristinato i controlli alle frontiere sotto la pressione migratoria - l’agenda europea è ineludibile. Domani ad Amsterdam il summit informale dei ministri degli Interni. Il 18 e 19 febbraio il vertice dei leader a Bruxelles, secondo molti, con una certa drammatizzazione, l’ultima fermata prima dell’implosione di Schengen.
Ieri un’anticipazione della Welt Am Sonntag ha rilanciato l’ipotesi che Germania, Austria, Belgio, Svezia e Danimarca vogliano chiedere la sospensione di Schengen per due anni. A maggio scadrà il periodo entro il quale potranno chiudere provvisoriamente le frontiere e ottenere il congelamento della libera circolazione sarebbe il primo passo di quella mini-Schengen, limitata ai paesi dell’Europa centrale in grado di controllare i confini esterni, ipotizzata in questi giorni. Diverse fonti diplomatiche giudicano poco verosimile che il progetto vada in porto. Viene semmai letto come arma tattica per premere sui paesi riluttanti alla ridistribuzione dei migranti e sopratutto sulla Grecia, il grande accusato che non controlla le frontiere lasciando filtrare i migranti verso il nord Europa tramite la rotta balcanica (quasi 900mila nel 2015). Anzi, diverse Cancellerie pensano che l’idea non sia condivisa da Angela Merkel ma piuttosto sia spinta dall’ala conservatrice della Cdu (semplificando, Schaeuble).
Secondo tema alla ribalta: l’espulsione della Grecia da Schengen. Sigillare i suoi confini dall’esterno costringendola a gestire centinaia di migliaia di profughi fino a quando non organizzerà gli hotspot dove registrarli e poi smistare negli altri paesi chi ha diritto all’asilo e rimpatriare gli altri, come prevedono le regole Ue. L’idea non è mai stata dibattuta formalmente, ma ormai da qualche settimana circola con insistenza a margine di diversi incontri Ue ed è stata pubblicamente sostenuta dal ministro degli Interni austriaco, Johanna Mikl-Leitner. Appare però difficile che diventi realtà, significherebbe spaccare l’Europa e Berlino, come Roma, è contraria.
Domani ad Amsterdam i ministri cercheranno di mettere ordine a questo caos. Al momento l’unica ipotesi davvero discussa dagli ambasciatori a Bruxelles, coloro che preparano i vertici, è quella di frenare le azioni unilaterali dei governi che chiudono le frontiere: si tratterebbe di creare un tavolo che decide, tutti insieme, governi e Commissione, quali valichi chiudere e per quanto tempo di fronte a situazioni di reale emergenza. Un coordinamento per dare ordine ai flussi e alla confusione politica, abbassando la tensione.
Certo appare che i governi chiederanno alla Commissione di anticipare da marzo a febbraio la proposta per modificare Dublino. Si tratta di rendere permanente (ed efficace) il sistema di emergenza che prevede controllo delle frontiere esterne, registrazione dei migranti ( hotspot), ricollocazione tra i 28 dei rifugiati e rimpatri per chi non ha diritto all’asilo. Si lavora anche per far decollare la guardia di confine Ue proposta da Bruxelles. C’è invece tensione verso l’Italia: Renzi bloccherà i 3 miliardi alla Turchia fino alla bilaterale con la Merkel — che sui migranti rischia il tracollo politico — di venerdì prossimo per ottenere rassicurazione sul cambiamento delle politiche europee, a partire dall’austerità. In molti si aspettano che dopo l’incontro l’Italia sblocchi l’assegno Ue. La speranza è che Erdogan a quel punto stoppi i barconi verso la Grecia. Intanto tra governo e Bruxelles c’è nuova tensione per la scelta del rappresentante della Commissione a Roma, caso che potrebbe rinnovare le polemiche con Martin Selmayr, capo di gabinetto di Juncker.