sabato 23 gennaio 2016

Repubblica 23.1.16
La svolta di Marino “Pronto a candidarmi” La sponda di D’Alema
di Tommaso Ciriaco

ROMA. «Sono pronto a ricandidarmi. Ma l’ultima parola la pronuncerò il sette marzo, quando finalmente si capirà che le primarie del Pd sono state senza senso». Ignazio Marino muore dalla voglia di tornare in pista. Lo confida a chiunque lo incontri. Da quando sabato scorso ha rimesso piede in Italia, ha intrapreso un vorticoso giro di colloqui privati. Al telefono o faccia a faccia, sonda riservatamente i big della galassia antirenziana. L’ultimo, tre giorni fa, è stato l’ex ministro Massimo Bray. «So che anche tu vorresti candidarti. Lavoriamo assieme alla soluzione migliore?». La voce è arrivata anche al largo del Nazareno, ed è scattato l’allarme. Perché a unire i due potenziali antagonisti di Roberto Giachetti è un link preciso: Massimo D’Alema. E un obiettivo comune: colpire la candidatura renziana nella Capitale.
Quando sul display del telefonino è comparso il numero di Bray, Marino ha colto la palla al balzo. L’ex titolare dei Beni culturali nel governo Letta (non riconfermato da Renzi) vuole davvero ostacolare la corsa di Giachetti. Ha una rete di relazioni che lo sostiene - a partire proprio da D’Alema - e un’esperienza politica maturata (proprio con Marino) nella fondazione dalemiana Italianieuropei. Con l’ex premier il sodalizio è antico. Senza contare il rapporto con Giuliano Amato, cementato dall’esperienza in Treccani. A dire il vero, neanche i bersaniani negano più la tentazione di indebolire Renzi sgambettandolo nella Capitale: «Il popolo del Pd è deluso ammette Davide Zoggia - il rischio è che un pezzo di partito si disimpegni. E Marino, si sa, ha ancora una sua forza...».
Ecco il cuore del piano, allora. Chi scommette sul fallimento delle primarie dem cerca di unire i nemici del premier. Boicottando i gazebo, poi lanciando una figura unitaria “di sinistra”. Per costringere il candidato dem al terzo posto alle Comunali, fuori dal ballottaggio. «So che Marino e Bray si sono parlati conferma il capo di Sel a Roma, Paolo Cento- ma hanno ragionato anche con Fassina. Bray è sostenuto da D’Alema, ma il nodo non sono i padrini politici: stavolta possiamo allargare il campo della sinistra con una proposta unitaria». E a Marino si torna. Con la lettera a Repubblica, il sindaco sfiduciato di fronte al notaio ha escluso di partecipare alle primarie. La strada, come ha rivelato in privato, è ormai un’altra: denunciare l’assenza di sfidanti a Giachetti, poi contrattaccare. Solo un’ombra offusca i suoi piani. «Appena tornerò a mostrarmi - confida in privato - riprenderanno gli attacchi». Si riferisce alla storiaccia degli scontrini, che l’hanno costretto nel ruolo di indagato. Per questo prende tempo. Per capire come muoversi, se muoversi.
Le incognite restano molte. C’è ad esempio un pezzo di sinistra dem che chiede a Bray di partecipare alle primarie, rendendo vano il “boicottaggio”. E c’è la variabile Stefano Fassina. Dovesse ritirarsi, favorirebbe un accordo tra antirenziani: «Si parte da Stefano, è ovvio - spiega Cento, a nome dei vendoliani - Il giorno dopo i gazebo del Pd tireremo un punto di sintesi». Proprio Fassina, intanto, continua a battere palmo a palmo le periferie dela Capitale. E non molla: «Vado avanti». Almeno fino al sette marzo, quando finalmente si potrà testare la rete antirenziana nella Capitale.